Lo sfogo del Deflo: "Sono innocente"
di Luca Perenzoni
A due giorni dalla sentenza del Tribunale Antidoping, Mirko Deflorian decide di rompere il silenzio. Lo ha fatto con una lunga e intensa intervista lasciata in esclusiva a Nello Morandi de l'Adige e soprattutto con una precisa lettera-sfogo in cui il finanziere fiemmese racchiude tutta l'amarezza per una sentenza che non esita a definire ingiusta. Vi proponiamo le sue parole, rivolgendo al ventottenne di Tesero tutto il nostro supporto e tutta la nostra comprensione, in attesa che Mirko, insieme al suo avvocato, decisa se ricorrere al Tas di Losanna. Tanti auguri, Mirko. In bocca al lupo.
Vorrei innanzitutto che si sapesse che la mia positività all'antidoping del 19 febbraio scorso non è, nel modo più assoluto, da ricondursi all'uso della sostanza stupefacente in questione. Deriva dall'assunzione di un alimento che ne conteneva, naturalmente a mia insaputa, soltanto il principio attivo. Di ciò ho fornito prova sottoponendomi ad una perizia medico-scientifica, effettuata da un Professore di Milano molto stimato nell'ambiente della lotta al doping, che ha confermato in pieno la mia versione dei fatti. Versione sottoscritta da tutti gli organi che sono stati chiamati a pronunciarsi in questa vicenda e che, quindi, mi permetto di considerare come innegabile. Nella stessa sentenza del TNA di due giorni fa, viene infatti applicato l'articolo 10.5.2 del codice WADA, che prevede la riduzione della massima squalifica prevista (24 mesi), solo nel caso in cui l'atleta fornisca prova scientifica di come la sostanza sia finita nel suo organismo e che ci sia finita in maniera accidentale. Quindi la prova di come si sono svolti i fatti, io l'ho fornita e, soprattutto, è stata ritenuta valida. Credo sia quindi normale che io mi senta amareggiato ed anche arrabbiato. Non credo che la mia condotta sia da sanzionare, soprattutto così duramente. La FISI, mi aveva assolto sulla base di quello che aveva letto e sentito, era stata ad ascoltarmi. Aveva ritenuto che, visto il contesto in cui si sono svolti i fatti, che è quello familiare, e dato anche il tipo di sostanza, che è un alimento comune, io non potessi ragionevolmente sospettare che contenesse qualche cosa di vietato. Non si tratta di un medicinale, di una barretta o di un integratore, tutte cose a cui noi atleti sappiamo di dovere prestare la massima attenzione. Che dovrei fare: analizzare tutto ciò che mangio o bevo? E non è forse troppo sanzionare una condotta che, al limite, può essere considerata "non scrupolosa" con 18 mesi di squalifica? Qual'è il metro di giudizio se poi atleti che si dopano in maniera intenzionale, con prodotti "di ultima generazione" e poi, una volta beccati, confessano, si pentono, collaborano e prendono 12 mesi? Potrei citare nomi di casi come questi, non lo farò, ma credo che si potrebbero fare diverse considerazioni in merito... La giustizia sportiva non dovrebbe sanzionare i comportamenti antisportivi, quelli che in qualche modo frodano sistama, avversari e tifosi? Ieri ho letto su un giornale un titolo che mi ha fatto particolarmente arrabbiare: "Deflorian: è doping". Vorrei poter gridare: "ma quale doping?" Ma dov'è la frode sportiva? Dov'è l'alterazione della prestazione? Vorrei evitare ulteriori commenti, so di essere arrabbiato e non vorrei esagerare, ma trovo che siamo molto lontani da una lotta al doping seria. Mi sono sentito preso in giro quando ho sentito chiaramente esprimere l'intenzione di non creare un precedente... ma se il precedente ha ragione di esistere, se uno è davvero innocente, perchè non crearlo? Perchè devo pagare io per un sistema che fa acqua da tutte le parti? Che non sa punire dove deve perchè ha bisogno di collaboratori e poi, per rendere l'immagine di severità, rovina la vita a chi si trova in mezzo ad una situazione sfortunata? Questa è politica non giustizia.
(mercoledì 17 dicembre 2008)
Vorrei innanzitutto che si sapesse che la mia positività all'antidoping del 19 febbraio scorso non è, nel modo più assoluto, da ricondursi all'uso della sostanza stupefacente in questione. Deriva dall'assunzione di un alimento che ne conteneva, naturalmente a mia insaputa, soltanto il principio attivo. Di ciò ho fornito prova sottoponendomi ad una perizia medico-scientifica, effettuata da un Professore di Milano molto stimato nell'ambiente della lotta al doping, che ha confermato in pieno la mia versione dei fatti. Versione sottoscritta da tutti gli organi che sono stati chiamati a pronunciarsi in questa vicenda e che, quindi, mi permetto di considerare come innegabile. Nella stessa sentenza del TNA di due giorni fa, viene infatti applicato l'articolo 10.5.2 del codice WADA, che prevede la riduzione della massima squalifica prevista (24 mesi), solo nel caso in cui l'atleta fornisca prova scientifica di come la sostanza sia finita nel suo organismo e che ci sia finita in maniera accidentale. Quindi la prova di come si sono svolti i fatti, io l'ho fornita e, soprattutto, è stata ritenuta valida. Credo sia quindi normale che io mi senta amareggiato ed anche arrabbiato. Non credo che la mia condotta sia da sanzionare, soprattutto così duramente. La FISI, mi aveva assolto sulla base di quello che aveva letto e sentito, era stata ad ascoltarmi. Aveva ritenuto che, visto il contesto in cui si sono svolti i fatti, che è quello familiare, e dato anche il tipo di sostanza, che è un alimento comune, io non potessi ragionevolmente sospettare che contenesse qualche cosa di vietato. Non si tratta di un medicinale, di una barretta o di un integratore, tutte cose a cui noi atleti sappiamo di dovere prestare la massima attenzione. Che dovrei fare: analizzare tutto ciò che mangio o bevo? E non è forse troppo sanzionare una condotta che, al limite, può essere considerata "non scrupolosa" con 18 mesi di squalifica? Qual'è il metro di giudizio se poi atleti che si dopano in maniera intenzionale, con prodotti "di ultima generazione" e poi, una volta beccati, confessano, si pentono, collaborano e prendono 12 mesi? Potrei citare nomi di casi come questi, non lo farò, ma credo che si potrebbero fare diverse considerazioni in merito... La giustizia sportiva non dovrebbe sanzionare i comportamenti antisportivi, quelli che in qualche modo frodano sistama, avversari e tifosi? Ieri ho letto su un giornale un titolo che mi ha fatto particolarmente arrabbiare: "Deflorian: è doping". Vorrei poter gridare: "ma quale doping?" Ma dov'è la frode sportiva? Dov'è l'alterazione della prestazione? Vorrei evitare ulteriori commenti, so di essere arrabbiato e non vorrei esagerare, ma trovo che siamo molto lontani da una lotta al doping seria. Mi sono sentito preso in giro quando ho sentito chiaramente esprimere l'intenzione di non creare un precedente... ma se il precedente ha ragione di esistere, se uno è davvero innocente, perchè non crearlo? Perchè devo pagare io per un sistema che fa acqua da tutte le parti? Che non sa punire dove deve perchè ha bisogno di collaboratori e poi, per rendere l'immagine di severità, rovina la vita a chi si trova in mezzo ad una situazione sfortunata? Questa è politica non giustizia.
(mercoledì 17 dicembre 2008)