prima di pensare a come dovrebbero evolversi tecnicamente gli attacchi, qualcuno mi deve spiegare cos'hanno gli attacchi di oggi che non va (a prescindere dalla cosiddetta "antichità" del concetto di fondo su cui è concepito il loro funzionamento)...
il vetrino con la scala din....devono scrivere da 6 a 12 su tutti, poi la molla che ci si mette è un segreto
Forse non mi hai capito. Dentro l'attacco il mollone può e deve essere quello da 18/22, l'importante è che non possa essere tirato più di un certo valore. Spero di aver chiarito la proposta.
Enrico V. Al mio segnale scatenate l'inferno ("Il gladiatore" di R. Scott)
Il mio intervento riguardava essenzialmente l'evoluzione tecnica, non la regolamentazione dei valori di sgancio. Intendo dire che l'attacco che usavo negli anni '70 (Marker M4 - Salomon 727, solo per fare due esempi) ha conosciuto negli ultimi 40 anni una evoluzione modesta rispetto a quella di altri materiali, ma svolgeva egregiamente allora (e svolge adesso) la stessa funzione, che non può essere migliorata più di tanto senza stravolgere il concetto stesso di attacco. La sicurezza non sarà mai totale e comunque dipende oggi come allora da una intelligente taratura dei valori di sgancio, che ognuno regola a seconda della propria filosofia e della soggettiva valutazione del rapporto tra costo (infortunio) e beneficio (lo sci non mi si sgancia nemmeno sotto tortura). Poi spesso le variabili dinamiche dello sci renderanno inutile ogni taratura, perchè ci sono situazioni in cui lo sci lo perdi lo stesso. Rispondendo a Enrico, penso che uniformare e/o limitare i valori di sgancio sia in concreto irrealizzabile, sia dal punto di vista del controllo, sia perchè ogni atleta ha caratteristiche fisiche diverse, sia per una considerazione generale: voglio vedere come se la cava la FIS, dopo avere imposto agli atleti determinati valori di taratura degli attacchi, quando chi si fa male per avere perso uno sci per cause apparentemente inspiegabili, chiede i danni. Chiedere a un atleta di mollare gli attacchi per regolamento è infatti decisamente in contrasto con la dichiarazione obbligatoria di autoassunzione di responsabilità che la FIS stessa fa firmare agli stessi atleti.
@Enrico: scusa le mie provocazioni, ma simpaticamente, ti dico che un po mi irriti! ed io sarò lo stesso per te; ti spiego il motivo. Tendenzialmente, in questo forum, non siete in milioni che scrivete assiduamente. E chi scrive di meno, viene spesso preso in maniera poco simpatica. Le idee di tutti sono rispettabile. Non esiste verità assoluta, ma pareri personali. Io sono convinto di ciò che scrivo, ma scrivo sempre... secondo me. Hai detto tu stesso poche righe qui sopra ," che non sei uno sviluppatore o ricercatore", ma mi sembra che ti poni spesso come tale: fino a quando arriva qualcuno che un po di più (per storico e vissuto), ne capisce, e allora cerchi di sviare il discorso su altro! Fino a due pagine fa, sci e sciancrature erano nel tuo pane quotidiano, ora ti sei lanciato sugli attacchi! Quando mai nessuno neanche degli atleti ne ha mai parlato, se non in via provocatoria.
Vuoi il mio pensiero sugli attacchi: agli ordini!
Parto però da alcuni preconcetti: gli atleti usano degli attacchi differenti da quelli in commercio per aver maggior prestazione. Infatti gli attacchi omologati TUV, hanno delle caratteristiche leggermente diverse. Quando compri un attacco Racing, il negoziante, dovrebbe farti firmare una carta con lo scarico responsabilità. Gli attacchi racing montano delle piastrine di teflon sul puntale, a differenza di quelli commerciali, che montano dei puntali che si muovono verso l'esterno. Questo facilita lo sganciamento, ma fa perdere in precisione. L'atleta vuole precisione, a scapito della sicurezza.
Questo vale ancor di più per tutte le categorie minori e per i master: ora ti pongo una domanda. Vai ad una gara Master, e guarda gli attacchi che ci sono ai piedi dei partenti: troverai ben pochi attacchi con molle fino a 14 din, ma tantissimi con molle 17/20 din. Prova tu a spiegare che non serve....che bastano i 14 din. Dopo che l'hai spiegato per bene, dimmi quanti ti hanno ascoltato!
Inoltre, faccio un'altra riflessione. Sono cambiate le cadute, e per questo motivo si perdono meno gli sci e non si aprono gli attacchi. Spesso capita di vedere voli impressionanti senza la perdita degli sci. Rispetto al passato, sicuramente sono aumentate le forze dei molloni, ma si "vola" anche di più. Se l'attacco non ha una grande forza che lo fa scattare (ed in volo non può averla), non si apre. Guarda ieri cosa è successo al francese: si è puntato, l'attacco non si è aperto in un primo momento perché ha ammortizzato con la flessibilità del suo corpo, poi atterrato ha picchiato con uno sci (che si è aperto) mentre con l'altro è rimasto di lato, non picchiando per terra. Pericolosamente gli è ruotata la gamba. Ma che poteva fare l'attacco?
Poi è anche vero che talvolta non si aprono: ma i più dei casi, sono convinto che sia un errata taratura, piuttosto che un malfunzionamento.
Infine, son perfettamente d'accordo con il pensiero di Eugenio.
per chi riesce a vedere il secondo canale svizzero in lingua tedesca 8e capisce il tedesco ) questa sera alle 22.25 su Sportlounge c'è un servizio sulle nuove regole Fis e la rivolta degli atleti e delle case produttrici buona visione
Grigo penso che le cadute in volo ci siano sempre state...molti più presentat arm sui salti di una volta più balordi rispetto ad oggi, ieri il Francese non si è fatto male alla gamba, non si può dire che non abbia funzionato l'attacco. Condivido comunque il tuo ragionamento riguardo al fatto che in quella condizione l'attacco non aveva motivo di aprirsi..del resto è il motivo per cui con due assi ai piedi a cento all'ora chissà come mai capita di farsi male cadendo. Per me però Enrico non è fesso e non so se aveva bisogno di queste spiegazioni, magari mi sbaglio...si è solo cambiata strada sul tema della discussione attuale che non riguarda gli attacchi, il discorso sicurezza degli attacchi è sempre valido ma usarlo politicamente tanto per dir qualcosa alla fis è una stronzta.
Sai Grigo, la cosa che mi stupisce e che non capisco proprio, è la tua antipatia preconcetta nei miei confronti. Non sono mai stato né ostile né tanto meno aggressivo o poco educato nei tuoi confronti, anche e soprattutto in passato, e francamente non riesco a capire tutto ciò. Comunque lasciamo perdere (davvero!! ti prego di non sprecare del tempo a replicare a queste due righe perché non fa nulla, concentrati piuttosto su ciò che ho scritto dopo e sul quale gradirei il tuo parere di costruttore/atleta).
Quella degli attacchi era la mia controproposta fin dagli albori delle discussioni sul cambio regolamentare. Ti ringrazio per la tua delucidazione che non sarà certo sfuggita a chi come il sottoscritto di gare ne mastica un pochino (certo non al tuo livello altissimo e nemmeno paragonabile a quello di Eugenio o Daniele), avendo già riscontrato sul campo della differenza più evidente di un attacco race-race da quello plafonato da negozio con Din max 14 (l'assenza della piastrina in teflon sulla piastra di fissaggio del puntale dove alloggia lo scarpone). Io stesso utilizzo per le mie garette master della parrocchietta, attacchi con mollone max 18 (anche se regolati a 10 avanti ed 11 dietro). Il perché è spiegabile dal fatto che in passato ho avuto brutte esperienze con gli attacchi Din Max14, perché duravano molto di meno e quindi dopo un paio d'anni le talloniere perdevano di precisione e si aprivano all'improvviso.
Entrando poi in un discorso di tipo giuridico, Eugenio ha perfettamente ragione sui motivi per i quali la FIS potrebbe assolutamente rifiutarsi di adottare una regola come quella proposta da Bode e che io ho cercato di interpretare. L'assunzione di responsabilità sottoscritta dagli atleti contrasta con gli eventuali regolamenti su regolazioni obbligatorie degli attacchi. Ovvero stanno annusando cause di risarcimento milionarie, sulla scia del primo caso Lanzinger.
Quanto alla caduta di De Tessier di ieri, è vero che il primo sci si è aperto nella caduta, mentre l'altro gli è rimasto attaccato nella successiva fase di scivolamento. Secondo me il limite degli attacchi è questo il meccanismo dovrebbe diventare ancora più selettivo, ovvero percepire che lo sci è scarico di pressioni gravitazionali (perché lo sciatore è sdraiato per terra) e quindi allentare la presa per facilitare lo sgancio in caso di una eventuale successiva rotazione laterale per evitare danni all'articolazione. Oggi esistono dei sensori microsocopici (come quello inserito nelle suole delle scarpe Nike) che possono essere interfacciati con gli I-pod per calcolare le distanze percorse correndo ed il ritmo utilizzato per percorrere tali distanze, per cui non vedo perché l'utilizzo di tali sistemi elettromeccanici non possa essere utilizzati anche nella tecnologia degli attacchi. Oppure pensate ai sensori giroscopici utilizzati per il traction control delle motoGP. Il sensore percepisce l'inclinazione a 90° come quella in cui lo sci si deve sganciare per un carico torsionale anche minimo. Se tali tecnologia la cui industrializzazione non è ormai impossibile venisse introdotta forse assisteremmo a minori danni susseguenti alle catapulte indotte dagli attuali sci e soprattutto alla neve riportata ai lati del tracciato.
Insomma sono tecnologie alla portata delle imprese e se non vengono adottate è solo perché il mercato non vuole recepirli. Quanti di noi, onestamente, hanno data l'importanza che realmente merita l'attacco rispetto allo sci? Pensate che oggi l'attacco è considerato un semplice accessorio il cui prezzo è ormai compreso in il quello d'acquisto dello sci stesso.
Ecco perché penso che una imposizione regolamentare possa imprimere un'accelerazione nella ricerca di elementi decisamente innovativi sulla realizzazione degli attacchi.
Enrico V. Al mio segnale scatenate l'inferno ("Il gladiatore" di R. Scott)
ora ti sei lanciato sugli attacchi! Quando mai nessuno neanche degli atleti ne ha mai parlato, se non in via provocatoria.
sugli attacchi a livello Fis si è parlato eccome; che poi si sia deciso di intervenire sulle misure degli sci è dovuto anche ai notevoli costi di ricerca per rivoluzionare gli attacchi;
Non avevo dubbi in proposito! Modificare gli stampi costa assai meno che andare ad implementare una nuova tecnologia. Perseverare sulla strada di aumentare i raggi come avviene fin dal 2003 non ha portato nessun beneficio, ma questi signori piuttosto che prendere atto che la cura è sbagliata...
Enrico V. Al mio segnale scatenate l'inferno ("Il gladiatore" di R. Scott)
Sai Grigo, la cosa che mi stupisce e che non capisco proprio, è la tua antipatia preconcetta nei miei confronti. Non sono mai stato né ostile né tanto meno aggressivo o poco educato nei tuoi confronti, anche e soprattutto in passato, e francamente non riesco a capire tutto ciò. Comunque lasciamo perdere (davvero!! ti prego di non sprecare del tempo a replicare a queste due righe perché non fa nulla, concentrati piuttosto su ciò che ho scritto dopo e sul quale gradirei il tuo parere di costruttore/atleta).
Quella degli attacchi era la mia controproposta fin dagli albori delle discussioni sul cambio regolamentare. Ti ringrazio per la tua delucidazione che non sarà certo sfuggita a chi come il sottoscritto di gare ne mastica un pochino (certo non al tuo livello altissimo e nemmeno paragonabile a quello di Eugenio o Daniele), avendo già riscontrato sul campo della differenza più evidente di un attacco race-race da quello plafonato da negozio con Din max 14 (l'assenza della piastrina in teflon sulla piastra di fissaggio del puntale dove alloggia lo scarpone). Io stesso utilizzo per le mie garette master della parrocchietta, attacchi con mollone max 18 (anche se regolati a 10 avanti ed 11 dietro). Il perché è spiegabile dal fatto che in passato ho avuto brutte esperienze con gli attacchi Din Max14, perché duravano molto di meno e quindi dopo un paio d'anni le talloniere perdevano di precisione e si aprivano all'improvviso.
Entrando poi in un discorso di tipo giuridico, Eugenio ha perfettamente ragione sui motivi per i quali la FIS potrebbe assolutamente rifiutarsi di adottare una regola come quella proposta da Bode e che io ho cercato di interpretare. L'assunzione di responsabilità sottoscritta dagli atleti contrasta con gli eventuali regolamenti su regolazioni obbligatorie degli attacchi. Ovvero stanno annusando cause di risarcimento milionarie, sulla scia del primo caso Lanzinger.
Quanto alla caduta di De Tessier di ieri, è vero che il primo sci si è aperto nella caduta, mentre l'altro gli è rimasto attaccato nella successiva fase di scivolamento. Secondo me il limite degli attacchi è questo il meccanismo dovrebbe diventare ancora più selettivo, ovvero percepire che lo sci è scarico di pressioni gravitazionali (perché lo sciatore è sdraiato per terra) e quindi allentare la presa per facilitare lo sgancio in caso di una eventuale successiva rotazione laterale per evitare danni all'articolazione.Oggi esistono dei sensori microsocopici (come quello inserito nelle suole delle scarpe Nike) che possono essere interfacciati con gli I-pod per calcolare le distanze percorse correndo ed il ritmo utilizzato per percorrere tali distanze, per cui non vedo perché l'utilizzo di tali sistemi elettromeccanici non possa essere utilizzati anche nella tecnologia degli attacchi. Oppure pensate ai sensori giroscopici utilizzati per il traction control delle motoGP. Il sensore percepisce l'inclinazione a 90° come quella in cui lo sci si deve sganciare per un carico torsionale anche minimo. Se tali tecnologia la cui industrializzazione non è ormai impossibile venisse introdotta forse assisteremmo a minori danni susseguenti alle catapulte indotte dagli attuali sci e soprattutto alla neve riportata ai lati del tracciato.
Insomma sono tecnologie alla portata delle imprese e se non vengono adottate è solo perché il mercato non vuole recepirli. Quanti di noi, onestamente, hanno data l'importanza che realmente merita l'attacco rispetto allo sci? Pensate che oggi l'attacco è considerato un semplice accessorio il cui prezzo è ormai compreso in il quello d'acquisto dello sci stesso.
Ecco perché penso che una imposizione regolamentare possa imprimere un'accelerazione nella ricerca di elementi decisamente innovativi sulla realizzazione degli attacchi.
Valgardena, salto di 70 mt alle Gobbe del Cammello: come fa l'attacco a capire che sei in salto e non in volo? Lo sci spesso è a 90° (presa di spigolo in curva) anche quando non si sta cadendo. Non sono un tecnico e non so dare risposte, però nella MotoGP la ruota è sempre a contatto con l'asfalto mentre lo sci, tra salti, govve, bobbette, ondulazioni, spesso si stacca.
Il giroscopio percepisce che sei oltre i 90° contemporaneamente su tutti e due gli sci e non percepisce il carico del tuo peso (perché sei in volo o sei già sdraiato). Per avere vincolo sulla neve, a meno di non essere su una parabolica in contro pendenza, non puoi andare a 90° puoi tendere ma non arrivarci. Quindi solo quando i sensori percepiscono l'assenza di gravità combinata con l'inclinazione uguale o maggiore di 90° sia laterale che longitudinale (in caso di presentat-arm) i molloni laterale si scaricano in modo che applicando una colpo secco laterale di almeno 10Kg (un valore a caz.o ma che possa essere almeno doppio del peso dello sci e dello scarpone) immagino che si potrebbe abbastanza bene riprodurre lo schema della caduta da catapulta. Per questo ho parlato di un doppio sensore uno rivela il carico gravitazionale sullo sci/attacco, mentre l'altro rileva l'inclinazione (ma volendo potrebbe rilevare anche l'accelerazione/forza centrifuga applicata sullo sci (in modo da recepire un'eccessiva velocità rotatoria dei piedi dello sciatore in caso di volo con avvitamento). Mi risulta difficile descriverlo.
Enrico V. Al mio segnale scatenate l'inferno ("Il gladiatore" di R. Scott)
perdonami Enrico, ma faccio fatica a concepire il tuo step di avanzamento tecnologico, perchè non credo che sia compatibile con TUTTE le variabili motorie e dinamiche dello sci... è pur vero che con un salto simile di tecnologia sarebbe semplice inserire nel microchip una micro stampante che quando ti rialzi 200 metri sotto (se ti rialzi) ti consegna un micro bigliettino con su scritto "ops, scusami... non volevo...non ce n'era bisogno), ma io preferirei farne a meno... (perdona la battuta)