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draghetto
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Inserito il - 02 gen 2024 : 00:51:40   Permalink alla discussione Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Paco Rassat si trova alle prese con problemi alla schiena, per cui saltera' sicuramente Adelboden. Da determinare la data del rientro in gara.

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draghetto
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Inserito il - 03 gen 2024 : 00:03:50   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Mathieu Faivre si e' rotto la clavicola in allenamento, e dovra' essere operato. Da determinare il periodo di indisponibilita'.

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draghetto
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Inserito il - 04 gen 2024 : 05:53:16   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Il Fatto Quotidiano

Assalto alle Dolomiti, nevicata di milioni per l’impianto che collegherà i megacomprensori dello sci. E passerà dalle vette protette dall’Unesco

di Giuseppe Pietrobelli | 3 GENNAIO 2024

Le mani sulla montagna. Sono bastate due righe, in un comunicato della Regione Veneto, per rilanciare il tentativo imprenditoriale e politico di conquistare le vette imbiancate delle Dolomiti, nel cuore del patrimonio dell’Unesco. Il governatore Luca Zaia ha incontrato il 24 novembre scorso la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Verona, firmando un accordo per lo sviluppo e la coesione che porta in Veneto 607 milioni di euro dello Stato per infrastrutture. Sfogliando l’intesa, ecco il riferimento che rischia di alterare equilibri ambientali nelle ultime zone montane di incontaminata bellezza. “In previsione delle prossime Olimpiadi invernali del 2026, 33,5 milioni sono destinati al collegamento della Ski Area del Civetta con la Ski Area Cinque Torri e alla realizzazione di bacini idrici per l’innevamento”.

È stato così messo nero su bianco – dietro il paravento dei Giochi invernali – il progetto di utilizzare soldi pubblici per nuovi impianti a fune che consentano la comunicazione tra la Val Zoldana e Alleghe con Cortina, passando per Averau, Nuvolau, Passo Giau e Falzarego. Due comprensori sciistici che si uniscono e che puntano a saldarsi con il Sellaronda e il giro dei passi tra Veneto, Trentino e Alto Adige. Ma non basta. La costruzione di bacini idrici per l’innevamento artificiale dimostra come, nonostante i mutamenti climatici, l’uomo insista a riproporre il modello di una montagna da sfruttare intensivamente, anche se le condizioni meteo alzano sempre di più lo zero termico.

Cosa c’è dietro l’accordo tra la Regione e il governo? IlFattoQuotidiano.it è in grado di spiegarlo, sulla base delle proposte finite sul tavolo della Direzione infrastrutture trasporti. Per anni sono rimaste sotto traccia, nonostante qualche allarme lanciato dagli ambientalisti, riemergono ora in modo prepotente, sia perché i soldi ci sono (ma non tutti), sia perché è in discussione il nuovo Piano Neve decennale, visto che quello vigente (che aveva bloccato la speculazione) è scaduto nel 2023 (leggi).

IL PIANO NEVE – È il grimaldello che verrà usato per ridisegnare impianti e piste. Il nuovo Piano Neve in via di elaborazione dal 2022 si salda con la viabilità, nel tentativo di far passare il collegamento a fune come una alternativa alla mobilità su gomma. Si tratterebbe di “un pubblico servizio da sviluppare e qualificare per ottimizzare l’accessibilità sportiva e ricreativa, ma anche di mobilità intervalliva, seguendo principi di crescita economica sostenibile e competitività nel rispetto prioritario della tutela ambientale”. Andando in seggiovia, non si userebbe l’auto e si inquinerebbe di meno… Il piano deve comunque fare i conti con i siti “Natura 2000”, conseguenti alle due specifiche Direttive UE “Habitat” e “Uccelli”, oltre a Zone di Protezione Speciale dove insiste lo “specifico divieto di realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci”.

Il 23 luglio scorso è stata attivata la procedura di Valutazione Ambientale Strategica che ha adottato il Documento Preliminare e il Rapporto Preliminare Ambientale (redatti da un gruppo di lavoro regionale che si è avvalso delle società Dba.Pro e Terre), improntati, secondo le intenzioni, alla sostenibilità ambientale. Il 12 settembre, l’avvocato Cesare Lanna, presidente della Commissione regionale Vas ha licenziato un parere motivato che dà una serie di prescrizioni in vista della redazione del Piano Neve vero e proprio. È una griglia molto articolata, che richiederà una valutazione costante e progressiva per il rispetto ambientale.

IMPIANTI IN ALTA QUOTA – Eppure l’intesa tra Zaia e Meloni dà un’accelerata verso il nuovo collegamento dal Civetta a Cortina. Un sacrilegio per gli ambientalisti, anche perché transiterà in zone incontaminate e protette, non lontano da quel paradiso in terra che è il Mondeval, tra passo Giau e la Croda da Lago. Durante le audizioni preliminari sono stati coinvolti soggetti economici interessati all’ammodernamento degli impianti. Tra questi c’è “Dolomiti Rete srl”, la società presieduta da Marco Zardini, che è anche presidente di Cortina Swiworld, il Consorzio Esercenti Impianti a Fune di Cortina, San Vito di Cadore, Auronzo e Misurina. La proposta porta la firma della società. Nel 2019 aveva presentato a Zaia e all’assessore Federico Caner un primo progetto, di cui fu informato anche l’allora commissario per i campionati mondiali di sci alpino Cortina 2021, l’ingegner Luigi Valerio Sant’Andrea, attuale commissario per le infrastrutture olimpiche 2026.

In realtà il collegamento è duplice. Il primo impianto va da cima Fertazza (Civetta-Selva di Cadore) a Cinque Torri-Passo Giau, passando per Fedare. Il secondo andrebbe dal Passo Falzarego e Malga Crepaz, così da unire le aree sciistiche di Alleghe-Zoldo e Cortina con il Sella Ronda. Dal Falzarego, in direzione Sellaronda, servirebbero una cabinovia Falzarego-Castello e una seggiovia Castello-Sella del Sief, con una nuova pista di 5 chilometri. Da Sellaronda al Falzarego servirebbero una seggiovia da Malga Crepaz a Ciamp, e una seggiovia verso Sella del Sief, oltre a tre nuove piste.

IN METROPOLITANA SULLE DOLOMITI – Gli imprenditori guardano alle aree confinanti di Bolzano e Trento, unite (con Arabba) in Dolomiti Superski, ingolositi dalla possibilità di estendere le piste da sci. Il Civetta ha 80 chilometri di piste, Cortina 60. Verrebbero unite tra di loro e al sistema di 500 chilometri di piste del Superski Dolomiti. Gli imprenditori scrivono in modo esplicito: quanto più ampia è l’offerta di piste, maggiore diventa il prezzo dello skipass, nonché l’attrattività verso un turismo disposto a spendere di più e a pernottare più a lungo. È tutta una questione economica, che segue logiche di mercato, anche se la società, rendendosi conto dei vincoli posti dal piano neve vigente, sostiene di aver voluto superare le criticità ambientali. Per ottenere il via libera afferma che esiste un rilevante interesse pubblico a realizzare gli impianti, considerando che non vi sono alternative perseguibili, se non quella del collegamento a fune. Ciliegina sulla torta (per chi ci crede): si potrebbe andare con gli sci ai piedi a vedere le gare olimpiche di Cortina 2026. In una parola, il grande circo bianco vuole diventare – nell’area Unesco Patrimonio dell’Umanità – “una rete di metropolitana su fune per l’intera area dolomitica”.


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Inserito il - 04 gen 2024 : 22:58:27   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Pinturault a breve diventera' padre e potrebbe saltare qualche gara a fine gennaio o inizio febbraio.

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Inserito il - 05 gen 2024 : 09:46:10   Permalink al post Invia a franz62 un Messaggio Privato Aggiungi franz62 alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Notizia migliore che leggere il Foglio o qualunque altra carta straccia.
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Inserito il - 07 gen 2024 : 00:02:34   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
draghetto ha scritto:

Pinturault a breve diventera' padre e potrebbe saltare qualche gara a fine gennaio o inizio febbraio.


Sembra che il lieto evento arrivi in anticipo, motivo per il quale non era alla partenza ieri ad Adelboden.

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Inserito il - 12 gen 2024 : 07:12:19   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Il Corriere della Sera

Cambiamento climatico, scoperto il punto di non ritorno della neve: «Ecco perché in molte località non si potrà più sciare»

di Carlotta Lombardo

Lo studio su Nature evidenzia come la neve si sciolga rapidamente nelle regioni che si riscaldano a una temperatura media di meno 8 gradi Celsius, durante tutto l’inverno. Le più colpite: il nord-est e il sud-ovest degli Stati Uniti, e gran parte dell’Europa

**

La neve stagionale come sistema-sentinella per il cambiamento climatico? Un nuovo studio americano pubblicato ieri su Nature («Prove dell’influenza umana sulla perdita di neve nell’emisfero settentrionale», di Alexander Gottlieb e Justin Mankin, entrambi ricercatori alla Dartmouth College di Hanover, nel New Hampshire) conferma non solo che il riscaldamento causato dall’uomo porta a un declino del manto nevoso ma che, se una località raggiunge una certa temperatura, questa potrebbe addirittura non vedere più nevicate. Un «punto di non ritorno» in cui la neve diventa marginalmente più sensibile a un grado Celsius di riscaldamento e che gli scienziati hanno individuato in un momento preciso: quando, cioè, le regioni si riscaldano a una temperatura media di meno 8 gradi, durante tutto l’inverno, e la neve inizia così a sciogliersi rapidamente. Le zone più colpite? Il nord-est e il sud-ovest degli Stati Uniti, insieme a gran parte dell’Europa.

I ricercatori hanno studiato i dati di oltre 160 bacini fluviali per esaminare quanta neve è rimasta a marzo di ogni anno dal 1981 al 2020. In circa il 20% di queste aree, hanno riscontrato un chiaro declino del manto nevoso che potrebbe essere attribuito al cambiamento climatico causato dall’uomo, confermando come il cambiamento in atto dell’andamento della neve ha conseguenze di vasta portata, dalla scarsità d’acqua alla chiusura delle stazioni sciistiche.

«Questi cambiamenti non sono stati uniformi o lineari in tutto il mondo ma dopo che un’area raggiunge la soglia di - 8° C di media, le perdite di neve accelerano in modo esponenziale», ha detto Justin Mankin, professore di geografia al Dartmouth College e co-autore dello studio. Lo studio conferma che il cambiamento climatico causato dall’uomo ha influenzato i modelli di neve in tutto l’emisfero settentrionale, e che il declino del manto nevoso è chiaro in almeno 31 singoli bacini fluviali. «I nostri risultati — continua Mankin — sottolineano che le perdite di neve causate dall’uomo e le loro conseguenze idriche sono attribuibili e accelereranno e si omogeneizzeranno con il riscaldamento a breve termine, ponendo rischi per le risorse idriche in assenza di una sostanziale mitigazione del clima».

La diminuzione del manto nevoso, la massa totale di neve al suolo, avrebbe gravi implicazioni per i luoghi che dipendono dallo scioglimento della neve primaverile come fonte d’acqua. Secondo lo studio, il riscaldamento globale comporta una minore persistenza del manto nevoso, riserva di acqua per la primavera e l’estate che, se ghiacciata (grazie alle temperature più basse), è in grado di fungere da grande serbatoio poiché rilascia acqua progressivamente ma che, con l’innalzamento delle temperature, si scoglie tutto insieme e non è quindi più in grado di dare acqua, con effetti sulla siccità. «Le grandi tempeste di questa settimana negli Stati Uniti (soprattutto nelle Cascate di Washington e Oregon, ndr) hanno scaricato molta neve, ma la neve ora al suolo potrebbe non durare per tutto l’inverno — si legge sullo studio —. A breve termine, il cambiamento climatico può creare neve più profonda a causa delle bufere di neve provocate dall’aumento delle precipitazioni ma, con temperature più calde, è probabile che questa neve si sciolga più velocemente e che non rimanga più traccia del manto nevoso».

11 gennaio 2024

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Pinturault sara' operato la settimana prossima a Lione dal dottor Bertrand Sonnery-Cottet presso l'ospedale Jean Mermoz. Previsti sei mesi di riabilitazione.

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Inserito il - 16 gen 2024 : 06:16:24   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Il Fatto Quotidiano

“Cellophane e altre microplastiche sui ghiacciai di Lombardia e Valle d’Aosta”. Sotto accusa anche gli impianti sciistici

di Luisiana Gaita | 15 GENNAIO 2024

Le microplastiche arrivano fin sui giganti di ghiaccio dei Forni e del Miage, due dei più importanti ed estesi ghiacciai dell’arco alpino, tra Lombardia e Valle d’Aosta. È quanto mostrano i campioni raccolti la scorsa estate da Greenpeace Italia e analizzati grazie al supporto del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano e del Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e la Transizione Ecologica dell’Università del Piemonte Orientale. La contaminazione interessa l’80% dei campioni prelevati sul Ghiacciaio dei Forni e il 60% di quelli raccolti sul Ghiacciaio del Miage. Tra le microplastiche individuate, ossia tutte le particelle di plastica con dimensioni inferiori a un millimetro, le fibre rappresentano oltre il 70% dell’impronta di contaminazione. Nel 55% dei casi si tratta di cellophane, seguito dal polietilene-polipropilene (35%) e dal nylon (10%). “Le analisi confermano che la contaminazione da microplastiche è ormai ampiamente diffusa anche sui ghiacciai italiani” spiega Marco Parolini, docente di Ecologia presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. “Questa evidenza è particolarmente importante – aggiunge – in un periodo storico in cui l’aumento delle temperature globali può determinare il rilascio di inquinanti immobilizzati all’interno dei ghiacciai in fusione, contribuendo a contaminare gli ecosistemi acquatici e terrestri che si trovano a valle”.

Il ruolo degli impianti – Il monitoraggio effettuato da Greenpeace Italia consente non solo di conoscere i livelli di microplastiche presenti sui ghiacciai esaminati, ma anche di ipotizzare le cause e le fonti dell’inquinamento. Le attività turistiche e alpinistiche, compresa la presenza di impianti sciistici e di risalita, possono infatti rappresentare una sorgente di contaminazione locale da plastica. “La maggior parte dell’attrezzatura e dell’equipaggiamento tecnico da montagna è realizzata in polimeri plastici e potrebbe contribuire al rilascio di fibre e frammenti” scrive l’ong. A ciò si aggiungono la degradazione e frammentazione di rifiuti plastici di grandi dimensioni abbandonati sui ghiacciai, come gli imballaggi alimentari. Studi recenti hanno confermato, inoltre, che le microplastiche possono raggiungere gli ecosistemi glaciali trasportate dalle correnti atmosferiche. “Per tutelare questi preziosi quanto fragili ecosistemi, nonché gli habitat, le risorse e le comunità montane, serve una fruizione sostenibile e consapevole del territorio, oltre che una riduzione del consumo di plastica, che in gran parte deriva dalle medesime fonti fossili che stanno alterando il clima del pianeta mettendo a rischio l’esistenza stessa dei nostri ghiacciai” spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

L’indagine sullo stato di salute dei ghiacciai – Il monitoraggio che ha permesso di evidenziare la presenza di microplastiche sui ghiacciai del Miage e dei Forni è stato effettuato durante una spedizione congiunta dell’associazione ambientalista e del Comitato Glaciologico Italiano che si è svolta tra fine agosto e inizio settembre per verificare lo stato di salute dei due importanti ghiacciai italiani, la cui sopravvivenza è oggi minacciata dalla crisi climatica e dalle attività dell’uomo. Tra il 2008 e il 2022 il Miage ha perso oltre 23 metri di spessore e 100 miliardi di litri di acqua, mentre per il ghiacciaio dei Forni, le misure effettuate nel 2023 hanno permesso di evidenziare una fusione del 15% superiore a quella registrata in media negli anni precedenti. Le proiezioni basate sugli scenari climatici suggeriscono che entro il 2060 fino all’80% della superficie dei ghiacciai italiani alpini sarà scomparsa. “Senza questi ghiacciai – spiega Greenpeace – tra 30-40 anni rischiamo di assistere a fenomeni siccitosi sempre più intensi anche a valle”.

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Inserito il - 16 gen 2024 : 08:47:16   Permalink al post Invia a franz62 un Messaggio Privato Aggiungi franz62 alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Tutti a sciare in elicottero di Stato e problema impianti risolto, voglio anche l’armocromista che mi studi colore abbigliamento per non disturbare Camosci.
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Katunga
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Inserito il - 16 gen 2024 : 11:09:10   Permalink al post Invia a Katunga un Messaggio Privato Aggiungi Katunga alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Che stronzata di articolo! Quando un giornalista scrive che una concausa delle plastiche sul ghiacciaio dei Forni sono gli impianti di risalita, mi viene voglia di portarlo su in una giornata di nebbia e abbandonarlo in mezzo ai crepacci.

Il ghiacciaio dei Forni lo conosco cm per cm. Impianti non ce ne sono mai stati. C'era uno skilift quando però dovevano ancora inventare il moplen, ma era piazzato sul ghiacciaio del Cevedale.

Le plastiche che trovano sono quelle lasciate dai pseudo alpinisti, cioè da coloro che si vorrebbe siano il cambio del turismo montano.

Io comunque di plastica non ne ho mai vista, però non metto in dubbio l'affermazione. Mi piacerebbe solo dicessero quanta roba hanno trovato. In compenso ho visto tanti baraccamenti militari, fortificazioni, proiettili, filo spinato (se qualcuno volesse info cerchi museo Punta Linke). Museo aperto in un comando austrungarico scavato nella roccia, scoperto a seguito della fusione del ghiacciaio.

Modificato da - Katunga in data 16 gen 2024 11:41:03
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Katunga
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Inserito il - 16 gen 2024 : 11:28:26   Permalink al post Invia a Katunga un Messaggio Privato Aggiungi Katunga alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Museo Punta Linke: consiglio di visitarlo, così si conoscerà anche la storia della Prima Guerea Mondiale combattuta in quota. Storia che non viene mai riportata.
Chi non avesse dimestichezza con il ghiacciaio può tranquillamente salire da Pejo utilizzando anche la funivia e fare solo l'ultimo tratto a piedi. Altitudine 3650.

Franco
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franz62
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Inserito il - 16 gen 2024 : 11:42:08   Permalink al post Invia a franz62 un Messaggio Privato Aggiungi franz62 alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Non hai capito, lo sciatore in Tonale mangia la fiesta, butta la plastichina, colpo di vento vola sul Forni, quindi se chiudi gli impianti in Tonale può essere che non vadano sott’acqua le Maldive entro poco.
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Katunga
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Inserito il - 16 gen 2024 : 13:08:42   Permalink al post Invia a Katunga un Messaggio Privato Aggiungi Katunga alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
franz62 ha scritto:

Non hai capito, lo sciatore in Tonale mangia la fiesta, butta la plastichina, colpo di vento vola sul Forni, quindi se chiudi gli impianti in Tonale può essere che non vadano sott’acqua le Maldive entro poco.

Ah

Franco
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franz62
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Inserito il - 16 gen 2024 : 13:32:36   Permalink al post Invia a franz62 un Messaggio Privato Aggiungi franz62 alla tua lista di amici  Rispondi Quotando


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franz62
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Inserito il - 16 gen 2024 : 13:37:43   Permalink al post Invia a franz62 un Messaggio Privato Aggiungi franz62 alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Più falso della carta stampata solo chi ti indica quale leggere.
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