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draghetto
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Inserito il - 31 gen 2024 : 04:47:58   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Il Fatto Quotidiano

Milano-Cortina tra ritardi e caos, la toppa è il “decreto Olimpiadi”. Le mani di Salvini sulle opere: “5 passano ad Anas”

di Daniele Fiori | 30 GENNAIO 2024

Una rivoluzione ad appena due anni dall’inizio dei Giochi. Non c’è solo il caso della controversa pista da bob ad agitare la corsa verso le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Come raccontato da ilfattoquotidiano.it, nel corso degli anni un evento che era stato presentato come “a costo zero” è diventato un divoratore di soldi pubblici: il conto, non ancora definitivo, ha già superato i 3,6 miliardi di euro. Il problema però è che la sfilza di opere previste perché “essenziali” o “connesse” alla realizzazione dei Giochi sono pure in ritardo. E allora il governo con una norma approvata in fretta e furia sta provando a mettere una toppa: martedì 30 gennaio il Cdm ha approvato il decreto Olimpiadi.

In attesa del testo integrale, i primi dettagli su quanto contenuto nel provvedimento sono trapelati da una nota del Mit, il ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini. Già, perché il vicepremier e leader della Lega, già promotore del progetto “Cortina light” per fare la pista da bob ai piedi delle Tofane, allunga sempre di più le mani sulle Olimpiadi. Il decreto “individua Anas” come soggetto attuatore di 5 interventi (relativi a infrastrutture stradali) per velocizzare alcuni interventi strategici connessi ai Giochi, spiega il Mit. Anas dipende dal ministero e toglie quindi competenze a Simico, la società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.A. che dovrebbe occuparsi appunto di tutte le opere legate alle Olimpiadi.

Il successivo comunicato della presidenza del Consiglio specifica anche quali sono le opere che finiscono in mano ad Anas: i lavori per l’allargamento di alcuni tratti della strada statale 38 dello Stelvio (23,5 milioni di euro) e quattro diversi interventi sulla SS 36 del Lago di Como e dello Spluga. In totale il costo delle cinque opere si avvicina ai 200 milioni di euro. Non è un commissariamento, come qualcuno aveva anticipato, comunque ci assomiglia. Soprattutto perché lo stesso decreto modifica la governance di Simico, “affidandole competenze ampliate e puntuali per consentire maggiori capacità decisionali e operative” e “razionalizza e aggiorna l’impianto commissariale delle opere per l’esecuzione in tempi rapidi e coerenti con l’impegno internazionale”.

Il decreto prevede che l’organo di amministrazione di Simico sia composto da cinque membri, dei quali tre (il presidente, l’amministratore delegato e un consigliere con attribuzioni in materia di monitoraggio e coordinamento delle attività di internal auditing e rendicontazione) designati dal Mit di Salvini, di concerto con il Ministro dell’economia e con il Coni. Un quarto è designato dalla Regione Lombardia e l’ultimo è designato congiuntamente dalla Regione Veneto e dalle Province autonome di Trento e di Bolzano. Non cambia molto rispetto a prima. Ma resta da capire cosa farà Salvini e se confermerà il commissario Luigivalerio Sant’Andrea. Intanto è stata introdotta la figura del consigliere con compiti di monitoraggio: una sorta di controllore che fa sempre riferimento al Mit.

Simico dovrebbe avere ancora più poteri per provare a non accumulare ulteriori ritardi. E nel decreto si parla anche di una razionalizzazione delle opere, l’ennesima. L’ultimo elenco delle infrastrutture per i Giochi 20206 prevedeva un totale di 110 interventi, di cui oltre due terzi riferiti a opere essenziali, ovvero strade, stazioni, aeroporti, svincoli, gallerie, ecc. Opere pubbliche che gli amministratori locali – Veneto, Lombardia, province autonome di Trento e Bolzano – hanno indicato come necessarie, inserendo nel calderone le richieste più disparate (anche lontane dalle sedi olimpiche). Per questo, decreto dopo decreto, il conto delle Olimpiadi è lievitato, mentre finanziamenti e relativi lavori diventavano sempre più ingarbugliati. Ora Salvini, che già ha di fatto commissariato Simico sulla pista da bob, lo fa anche su alcune opere infrastrutturali. Il precedente per Anas però non è dei migliori: la società gesti le infrastrutture legate ai Mondiali di Cortina 2021, senza riuscire a completare tutti i lavori in tempo.

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draghetto
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Inserito il - 01 feb 2024 : 09:49:25   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Per la Olimpiadi a costo zero il conto è già di 3,6 miliardi

Quelle che erano state presentate come le “Olimpiadi a costo zero”, si stanno rivelando un pozzo mangiasoldi.

31/01/2024 17:10 / Politica

Probabilmente a Stoccolma se la stanno ridendo alla grande. A far sganasciare i responsabili dello sport della Svezia, sconfitta 24 giugno 2019 da Milano e Cortina nell’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026, la tragicommedia nella quale si sta trasformando la “cavalcata” italiana verso le vette dello sport invernale…

QUELLE CHE ERANO STATE PRESENTATE COME LE “OLIMPIADI A COSTO ZERO”, SI STANNO RIVELANDO UN POZZO MANGIASOLDI
Quelle che infatti erano state presentate come le “Olimpiadi a costo zero”, nonché “Le Olimpiadi più economiche della storia” (copyright del ministro Matteo Salvini), quelle nelle quali “Il governo non ci metterà nulla” (ministro Giancarlo Giorgetti), “Le prime Olimpiadi a sottostare alla carta del Cio, risparmiose e sostenibili economicamente” (Attilio Fontana), si stanno rivelando un pozzo mangiasoldi. Del quale oltretutto non si riesce a intravedere il fondo. Un’operazione – quella olimpica, concepita, cresciuta e gestita tutta in casa Lega – nata male e che sta finendo peggio (ammesso che riesca ad arrivare a compimento).

TRA RITARDI INTOPPI E RIMPALLI DI RESPONSABILITÀ L’ITALIA RISCHIA UNA FIGURACCIA INTERNAZIONALE

Già oggi, tra impianti non pronti e opere accessorie ancora molte solo sulla carta, le Olimpiadi a “costo zero” pesano sulle Casse dello Stato per 2,8 miliardi di euro, che salgono a 3,6 miliardi, calcolando i costi a carico delle Regioni, principalmente Lombardia e Veneto. E sì che a leggere il dossier di candidatura quella di Milano-Cortina sarebbe dovuta essere una cavalcata virtuosa verso un bilancio florido: a fronte di una spesa complessiva di 343 milioni di euro, il comitato organizzatore prevedeva di ricavare 1,3 miliardi di euro. In tutto erano 15 le sedi di competizione indicate e le spese erano riferite solo a queste. Ma poi, strada facendo, alle opere previste per le competizioni, si sono affiancate quelle collaterali: strade, ferrovie, ponti. Così, nel biennio 2019/20 il governo interviene più volte per definire quali sono le opere “essenziali” (per i giochi), quali quelle “connesse” e quali quelle di “contesto”.

Le ultime due categorie, secondo i piani originali, sarebbero state a carico degli enti locali, ma evidentemente i fondi non erano sufficienti. Così il governo inizia a finanziare tutto (siamo a circa due miliardi stanziati), dividendo (e moltiplicando) i rivoli di soldi pubblici. Altro passaggio chiave il 2022, quando Luigi Valerio Sant’Andrea, commissario della società Simico (la società di fatto commissariata a sua volta ieri), redige un elenco delle opere necessarie per fare le gare, definite “essenziali-indifferibili” (28 in totale, per una spesa stimata di 335 milioni) e quelle di contorno, denominate solamente “essenziali” (61, per totali 2,97 miliardi).

I COSTI ARRIVANO A 3,6 MILIARDI E LE OPERE “IN CATALOGO” SONO 110 IN TOTALE

L’ultimo “aggiornamento” di spesa arriva nel 2023, quando i costi arrivano a 3,6 miliardi e le opere “in catalogo” (sempre secondo l’inventario di Luigi Valerio Sant’Andrea) sono 110 in totale. E ognuna di queste, poi, ha una vita a sé, come testimonia la tragicomica vicenda della pista da bob che molto probabilmente si costruirà a Cortina.
Un’opera che costerà almeno 81 milioni (tanto ha accettato di guadagnare la Pizzarrotti, l’unica società che si è presentata alla seconda gara d’appalto, dopo che la prima era andata deserta), ma che rischia di non essere pronta nei tempi previsti dal Cio.

TEMPI STRETTISSIMI PER LA PISTA DA BOB. L’IMPRESA INIZIATA MALE PUÒ FINIRE PEGGIO
L’impianto (caro alla Lega e in particolare al governatore Zaia), infatti, dovrebbe essere tirato su in meno di un anno, per permettere di poter svolgere i collaudi previsti e le prove degli atleti. Un timing strettissimo, praticamente impossibile da rispettare. Lo sa benissimo il presidente del Coni, Giovanni Malagò, cui toccherà convincere il sempre più adirato Cio della reale possibilità di riuscita. E intanto, mentre noi piangiamo davanti a questo triste spettacolo, a Stoccolma ridono di gusto.



di Andrea Sparaciari

fonte:https://www.lanotiziagiornale.it/per-la-olimpiadi-a-costo-zero-il-conto-e-gia-di-36-miliardi/

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Inserito il - 01 feb 2024 : 23:02:41   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Gravemente infortunato, Aleksander Kilde non è certo di poter "risalire sugli sci"

Alcuni giorni dopo aver mostrato delle immagini delle sue ferite sui social media, Aleksander Kilde ha parlato del suo possibile ritorno sugli sci.

Lo sciatore norvegese Aleksander Aamodt Kilde, secondo nella classifica mondiale nelle ultime due stagioni invernali dietro a Marco Odermatt, ha dichiarato giovedì di non essere sicuro di poter tornare a gareggiare dopo le ferite subite nella caduta a Wengen lo scorso 13 gennaio.

"La situazione attorno alla mia ferita non è chiara. Sono ottimista riguardo al mio completo recupero, ma la domanda è quanto tempo ci vorrà", ha detto il 31enne sciatore, citato dall'agenzia norvegese NTB durante una conferenza stampa digitale.

"È troppo presto per dire se potrò risalire sugli sci come prima e vincere nuovamente gare, ma naturalmente spero di tornare a fare ciò che amo", ha aggiunto.

Il norvegese ha dovuto rinunciare alla stagione dopo la sua caduta durante la discesa a Wengen. Trasportato via elicottero, ha subito una lussazione alla spalla e una profonda lacerazione al polpaccio destro, una ferita che ha documentato pubblicando immagini esplicite sul suo account Instagram.

Tradotto da https://www.ledauphine.com/skichrono/2024/02/01/la-situation-autour-de-ma-blessure-n-est-pas-claire-des-nouvelles-de-kilde-apres-sa-lourde-chute

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Il Manifesto, Giovedì 1 Febbraio 2024

Cortina, l’«affaire» bob torna in pista

MONTAGNA . Nonostante il «no» del Cio, dopo l’intervento del governo potrebbe aprire presto il cantiere per l’impianto contestato

Serena Tarabini

La tormentata vicenda della nuova pista da pista da bob, skeleton e slittino (Sliding Center) di Cortina d’Ampezzo non vede la fine: nonostante due bandi di gara andati deserti e la dichiarazione lo scorso dicembre del presidente del Coni Giovanni Malagò secondo il quale, dati i tempi si rendeva necessario ricorrere a una struttura già esistente all’estero, incredibilmente un ultimo bando di gara è stato fatto uscire il penultimo giorno dell’anno e il 18 gennaio ha risposto un’unica azienda appaltatrice, la parmense Pizzarotti, con un progetto rimodulato che riduce drasticamente ( e preoccupantemente) i tempi di costruzione e di collaudo.

A RENDERE IL TUTTO ANCORA PIU’ SURREALE sta il fatto che mentre la Fondazione Milano-Cortina si augura in un comunicato che la Simico (Società Infrastrutture Milano Cortina 2026 SpA) sottoscriva il contratto con l’azienda appaltatrice, molto probabilmente il Cio ( Comitato Olimpico Internazionale), che in più di un’occasione ha espresso parere negativo sulla realizzazione di un nuovo impianto, non concederà la proroga all’omologazione e alla realizzazione dei test di sicurezza, ovvero lo sforamento dei tempi di realizzazione. Ciò sta a significare che la pista, anche se ultimata nei tempi da record prospettati (15 mesi anziché i due anni previsti) non verrebbe utilizzata per Milano- Cortina 2026. Al massimo ne usufruiranno quel totale di 59 atleti delle tre discipline praticabili nella nuova struttura.

DOVREBBE FARE DA MONITO A QUESTO proposito il fatto che la pista da bob di Cesana Pariol realizzata per le Olimpiadi invernali 2006 sia in rovina dopo anni di abbandono. Il 15 gennaio Kristin Kloster, Presidente della Commissione di Coordinamento del Cio per Milano-Cortina 2026, con una email di risposta a una lettera del Comitato Civico di Cortina, ha ribadito con grande chiarezza la posizione del Cio, dichiarando non essenziale per lo svolgimento dei giochi olimpici la costruzione di un nuovo impianto, e che era sufficiente, oltre che necessario visti i tempi ristretti, prendere in considerazione le piste già operative, puntualizzando l’importanza di rispettare i tempi fissati dal Dossier Milano-Cortina 2026.

Più chiaro di così non poteva essere, ma tali concetti hanno dovuto ess ere ribaditi anche due giorni fa, il 29 gennaio, in risposta ad un’altra lettera, quella firmata dai Presidenti nazionali delle Associazioni di protezioneambientale quali Cai, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness , Pro Natura, Touring Club e Wwf rivolta al Presidente del Cio, Thomas Bach, in cui gli ambientalisti sono ritornati sui motivi dell’opposizione al progetto e hanno dettagliato ulteriori elementi di preoccupazione.

PER QUANTO RIGUARDA I TEMPI, la scadenza per la consegna dei lavori e la pre-omologazione della pista viene posticipata dal 15 novembre 2024 ad aprile 2025 e viene fissata nell’autunno successivo l’omologazione e i test events necessari per testare la sicurezza della pista e apportarvi gli eventuali correttivi, che avverrebbero a ridosso dell’inizio dei Giochi – con tempi, quindi, quasi dimezzati rispetto a quelli fissati nel Dossier di candidatura (da 40 mesi a 21) – tali da rendere oggettivamente impossibile ottenere un’effettiva sicurezza per tutti: lavoratori, atleti, spettatori.

IN RELAZIONE ALLE MODIFICHE al progetto iniziale, le Associazioni fanno notare come il nuovo format elimini proprio quegli elementi che avrebbero mitigato, sia pure parzialmente, l’impatto sul paesaggio: copertura della pista, rivestimento e tetto verde dell’edificio dell’impianto di refrigerazione, semplificazione dei rivestimenti della pista, interramento di parte del tracciato; altro punto cruciale, più volte sottolineato anche dal Cio, è quello della legacy: in linea con le raccomandazioni dell’Agenda olimpica 2020, nessuna sede permanente dovrebbe essere costruita senza un piano chiaro e fattibile; sia il Cio che le Associazioni sottolineano la mancanza di un piano per il futuro e l’insostenibilità dei costi: l’impianto a regime, se verrà realizzato, supererà abbondantemente i 125 milioni di euro di cui solo un terzo è stato assicurato dalla Regione Veneto e il resto è assolutamente insostenibile per il Comune di Cortina che, come ha dichiarato il sindaco Gianluca Lorenzi, rischia il default e pertanto sarà obbligato ad abbandonare la gestione dell’impianto.

ANCHE LA CGIL HA ESPRESSO ufficialmente la sua preoccupazione con un comunicato della Camera del lavoro di Belluno e la Fillea Cgil di Belluno, in relazione ai tempi strettissimi che creano condizioni di lavoro poco sicure anche anche per la mancata bonifica da ordigni bellici: l’area del cantiere infatti risulterebbe a rischio di presenza di residui della prima guerra mondiale. La storia dell’impianto di Cortina è paradossale quanto lo slogan che è stato accostato alle prossime Olimpiandi Invernali: «Le più sostenibili di sempre»: il costo ha già superato i 3,4 miliardi di euro e un «decreto olimpiadi» fresco fresco ha appena affidato ad Anas 5 infrastrutture strategiche connesse ai giochi al fine di velocizzarne la realizzazione.

IL 6 FEBBRAIO 2024 SARANNO esattamente due anni dall’inaugurazione di Milano- Cortina 2026. E’ da tempo che a livello nazionale una serie di realtà si confrontano e promuovono eventi di informazione e protesta sul tema dell’impatto che il mega evento olimpico sta comportando sui territori dell’arco alpino interessato: dalla montagna, dove i cambiamenti climatici, che avvengono a velocità quasi doppia rispetto alla media globale, impongono un utilizzo diverso, alle città, dove il mega evento ha i suoi effetti sul mercato immobiliare e sull’accesso allo sport. Per la settimana del 5-11 febbraio il coordinamento Giochi Insostenibili ha lanciato un appello ai territori dell’Alta Italia per una mobilitazione diffusa, in particolare a Milano sabato 10 febbraio alle ore 15 si terrà un corteo che si svolgerà nelle zone interessate dall’affaire olimpico a cui già molte realtà hanno dato la loro adesione.

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Inserito il - 01 feb 2024 : 23:33:23   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Il Manifesto, Giovedì 1 Febbraio 2024

Fiocchi a cannonate ma è tutta neve finta

CLIMA. Nevica poco e il cambiamento climatico è irreversibile, ma il governo continua a sostenere le attività sciistiche finanziando nuove piste impattanti

Guido Sassi

La diminuzione delle precipitazioni nevose negli ultimi anni ha colpito l’Italia più di molti altri Stati europei, con la conseguente crisi del turismo invernale nei comprensori sciistici. A fronte di un cambiamento climatico irreversibile, con effetti importanti nel medio-lungo periodo, la risposta del governo però si è limitata allo stanziamento di aiuti economici per le aziende del settore, con 148 milioni destinati all’ammodernamento degli impianti: tradotto in pratica, più soldi per nuovi bacini di raccolta dell’acqua e nuovi cannoni destinati a produrre neve artificiale, oltre alla realizzazione di nuove piste, inseguendo il freddo che si sposta a quote sempre più elevate. In parallelo, il finanziamento di attività turistiche sostitutive rispetto allo sci tradizionale si è limitato a 4 milioni messi a disposizione per la promozione dell’eco-turismo.

LO SCI ALPINO COPRE ANCORA il 60% delle attività sportivo/ricreative invernali sulla neve. In Italia sono presenti oltre 5 mila chilometri di piste sulle Alpi, più altri 700 km in Appennino, ma il declino appare inarrestabile e l’industria agonizzante. L’aumento delle temperature d’altronde ha registrato un aumento di 2/2,4 gradi dagli anni ’60 a oggi in 75 località sciistiche su 225, e per altre 66 l’aumento è persino superiore.

NEL 2023 LEGAMBIENTE HA CENSITO 249 impianti dismessi definitivamente, 15 in più rispetto all’anno precedente, 138 chiusi temporaneamente (+3), 181 tenuti aperti solo grazie all’innevamento artificiale (33 in più rispetto al 2022). Ci sono luoghi storicamente legati allo sci che non riescono più a svolgere la loro funzione. È il caso della Panarotta (Valsugana, Trentino), dove a dicembre la società Panarotta srl è andata in liquidazione, al secondo anno consecutivo di stop all’attività per mancanza di neve. L’attività è stata in perdita negli ultimi 5 anni, con un patrimonio che è andato in rosso per oltre 152 mila euro. La risposta della Provincia al momento però si è limitata alla ricerca di nuovi soci per ripartire e all’ipotesi di realizzare un nuovo bacino destinato all’innevamento artificiale. Gli imprenditori locali nel frattempo si difendono come possono, promuovendo iniziative legate allo scialpinismo, al trekking e ai mercatini di Natale. Questo comprensorio è solo un esempio che vale per molti altri: gli impianti della Panarotta si sviluppano per 18 chilometri di piste tra i 1500 e i 2000 metri di quota, per di più sul versante settentrionale, ma neve non ne cade e produrla costa troppo.

D’ALTRONDE L’ITALIA E’ LA NAZIONE europea più dipendente dall’innevamento artificiale: il 90% della neve viene prodotta con i cannoni, contro il 70% dell’Austria, il 50% della Svizzera, il 39% della Francia e il 25% della Germania. La neve artificiale costa sempre di più per l’aumento del prezzo dell’energia e anche la richiesta di risorse idriche è sempre più esosa: secondo una ricerca di Steiger la domanda di acqua nei prossimi anni crescerà tra il 50% e il 110%. In Trentino e Alto Adige, dove esiste un censimento, il consumo di acqua per innevamento artificiale è arrivato a toccare gli 8,5 milioni di metri cubi per ciascuna provincia, pari all’equivalente di 7400 piscine olimpioniche. Per fare un raffronto, l’intero comparto agricolo di Trento ne consuma 120 durante tutto l’anno. Secondo una stima del Wwf, ogni anno sulle piste italiane vengono impiegati per l’innevamento artificiale circa 96 milioni di metri cubi d’acqua e 600 gigawattora di energia, pari al fabbisogno di una città di circa 1 milione e mezzo di abitanti. La spesa? Variabile tra i 242 e i 546 milioni di euro. Passando alla dimensione europea, l’intero arco alpino consuma 2100 gigawattora di energia l’anno, per produrre e mantenere un fondo battuto di circa 30 centimetri sulle piste.

DI FRONTE A QUESTO «ACCANIMENTO terapeutico», come è stato definito da Legambiente, le associazioni ambientaliste chiedono un ripensamento delle politiche. «Non siamo contro gli aiuti, che servono anche a tutelare chi lavora nel comparto, ma chiediamo che si faccia di più per costruire una alternativa – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. «Ci opponiamo invece in maniera totale all’apertura di nuovi impianti in alta quota. Si tratta di ambienti fragili, dove non ha senso insistere nella creazione di nuove piste. Piuttosto riteniamo che sia giusto incentivare attività alternative, come lo scialpinismo, le ciaspolate, il trekking, i percorsi culturali».

OLTRE AL DANNO AMBIENTALE derivante dalla produzione di neve artificiale, un’attività altamente energivora, c’è anche un tema legato ai costi. «Il costo della produzione di neve artificiale è passato da 2 euro a una media di 3,6 euro al metro cubo (con punte di 7 euro, ndr) nel 2022/23. Si tratta di una produzione costosissima, che tra l’altro può avvenire solo in determinate condizioni di temperatura sempre più difficili da riscontrare. Ci sono finestre di tempo per realizzare la neve sempre più ristrette».

SE I GIORNI PER PRODURRE NEVE sono sempre meno in inverno, significa che quei giorni vanno sfruttati maggiormente. Serve perciò maggiore disponibilità di acqua, che in tempi di siccità crescente non è affatto facile reperire. Questo è il motivo per cui sempre più bacini di raccolta vengono costruiti sulle nostre montagne (137 a oggi). Ma lo stoccaggio artificiale ha conseguenze principalmente negative: risorse idriche sottratte ai corsi d’acqua naturali, con conseguente perdita di biodiversità, e alto tasso di evaporazione dell’acqua stessa. Si stima che solo il 40-60% dell’acqua raccolta riesca poi a essere tradotta in neve. I continui riempimenti e svuotamenti impediscono poi quella stabilità necessaria alla creazione di un ciclo vitale per la flora e la fauna presenti nell’ambiente. La neve artificiale inoltre è più pesante rispetto a quella tradizionale e fa respirare meno il terreno sottostante. La conseguenza è un ritardo o una mancata crescita del manto erboso.

«IL 2023 E’ STATO REGISTRATO come l’anno più caldo di sempre, ma non è un’eccezione – conclude Zampetti-. C’è il rischio concreto che in futuro dovremo registrare costantemente un caldo record, per cui va data una risposta di sistema ai problemi del turismo, non palliativi». Le associazioni di settore non sono gli unici soggetti a lanciare l’allarme: uno studio della Banca d’Italia – non esattamente un gruppo di pasdaran ambientalisti – risalente al 2022, rimarca la necessità di un cambio di passo. «In questo studio abbiamo indagato la relazione tra condizioni ambientali favorevoli e flussi turistici invernali. Migliori condizioni di neve corrispondono a un maggiore numero di soggiorni nelle località, ma la produzione di neve artificiale non sembra incidere in maniera sostanziale nel sostenere i flussi turistici. Le Alpi sono un ambiente particolarmente sensibile al cambiamento climatico, con un aumento delle temperature in media tre volte superiore alla media globale. I modelli climatici indicano un mutamento ancora maggiore nelle prossime decadi, con una forte riduzione della copertura nevosa nelle località alle più basse latitudini e conseguenze severe per i suoi ski resort. La produzione di neve artificiale sembra essere la strategia di adattamento più diffusa, ma i risultati dei nostri studi indicano che i costi della produzione continueranno a crescere e non in maniera lineare, ma esponenziale. In aggiunta, alle latitudini più basse la produzione di neve risulterà semplicemente impossibile da realizzare». La soluzione che lo studio indica in conclusione rimane la solita: destagionalizzare il turismo e incentivare attività che siano meno legate allo sci, come gare di trail running, eventi legati alla salute, al wellness, all’educazione. In altre parole, non contrasto al cambiamento climatico, ma adattamento.

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draghetto
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Inserito il - 01 feb 2024 : 23:37:42   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Il Manifesto, Giovedì 1 Febbraio 2024

Come si spara e quanto consuma la neve finta

Redazione Extraterrestre

I cannoni da neve polverizzano nell’aria minuscole gocce d’acqua a una pressione elevatissima, il mix con l’aria compressa le trasforma in fiocchi. Per produrre neve artificiale esistono sostanzialmente tre tipi diversi di cannoni: a bassa pressione, ad alta pressione e lance. I generatori a bassa pressione sono quelli che sono universalmente riconosciuti come cannoni e hanno una resa minore rispetto a quelli ad alta pressione.

Le lance invece hanno una gittata più limitata. Esiste infine una quarta tipologia per produrre neve, che si può assimilare a un locale frigorifero di grandi dimensioni, all’interno del quale vengono fatti lavorare i cannoni. In questo caso ovviamente si può produrre neve anche a temperature esterne positive, ma i costi energetici crescono esponenzialmente.

I classici cannoni da neve lavorano dai meno 3 gradi in giù e con un tasso di umidità preferibilmente compreso tra il 10 e il 20%. Più l’umidità cresce, più servono temperature basse. All’aumento della temperatura in ambiente inoltre la quantità di neve che si riesce a produrre cala in maniera esponenziale. Così, se a -10° si possono produrre anche 40 metri cubi di neve l’ora, a – 4° la quantità si riduce a 4-5 metri cubi, circa un decimo. Ai consumi per la neve sparata, devono essere aggiunti anche i costi che riguardano i mezzi meccanici battipista, che utilizzano ciascuno fino a 30 litri/h di carburante per una media di 1200 ore per stagione.

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ManuCirce
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Inserito il - 01 feb 2024 : 23:39:04   Permalink al post Invia a ManuCirce un Messaggio Privato Aggiungi ManuCirce alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Bene, smettiamola con lo sci che sta portando il mondo alla rovina e chiudiamo anche il forum

Come le persone ti trattano è il loro karma, come tu reagisci è il tuo.
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franz62
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Inserito il - 02 feb 2024 : 06:10:36   Permalink al post Invia a franz62 un Messaggio Privato Aggiungi franz62 alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Fai prima a smetterla con il Fatto e il Manifesto non è obbligatorio leggere gli estratti di carta straccia di Draghetto.
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franz62
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Inserito il - 02 feb 2024 : 06:59:38   Permalink al post Invia a franz62 un Messaggio Privato Aggiungi franz62 alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Valgono quanto i sieri efficaci al 95%
https://ilmanifesto.it/casi-e-vaccinati-ecco-perche-i-no-vax-sbagliano-i-conti
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ManuCirce
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Inserito il - 02 feb 2024 : 08:52:39   Permalink al post Invia a ManuCirce un Messaggio Privato Aggiungi ManuCirce alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
franz62 ha scritto:

Fai prima a smetterla con il Fatto e il Manifesto non è obbligatorio leggere gli estratti di carta straccia di Draghetto.


Infatti leggo solo i titoli.....

.... che se li sommi tutti assieme fanno pensare che lo sci stia mandando tutto il mondo a catafascio


Come le persone ti trattano è il loro karma, come tu reagisci è il tuo.
Wayne W. Dyer
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Katunga
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Io ero stato più soft

Franco
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balineuve
Pronto Hermann vuoi che ti venda i miei vecchi sci?



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Inserito il - 02 feb 2024 : 18:35:09   Permalink al post Invia a balineuve un Messaggio Privato Aggiungi balineuve alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
franz62 ha scritto:

Valgono quanto i sieri efficaci al 95%
https://ilmanifesto.it/casi-e-vaccinati-ecco-perche-i-no-vax-sbagliano-i-conti

Ma il link va ad una pagina in cui mi devo abbonare!!!!
Comunque, nonostante spesso siano molto faziosi, se l'argomento mi interessa io leggo tutte le campane (almeno quelle gratis.... )
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franz62
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Inserito il - 02 feb 2024 : 20:27:07   Permalink al post Invia a franz62 un Messaggio Privato Aggiungi franz62 alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Vero…pensa che l’ho letto liberamente e mettendo il link qui dice invece di abbonarsi..boh..comunque niente di particolare, articolo dell’epoca covid pieno di baggianate infiocchettate come gli articoli sopra.
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draghetto
Sono Azzurro di Sci




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Inserito il - 03 feb 2024 : 06:23:25   Permalink al post Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Frana olimpica sul bob. Già dismessa la nuova pista

Con il decreto del Governo Meloni i costi per la nuova pista da bob necessaria per le Olimpiadi sono lievitati a 128 milioni.

di Giulio Cavalli

Luigi Casanova è una voce storica dell’ambientalismo. Per il mensile Altreconomia ha analizzato il caos intorno alla costruzione della pista da bob a Cortina per le prossime Olimpiadi, su cui il presidente veneto Luca Zaia e il suo capo partito Matteo Salvini hanno deciso di giocarsi un bel pezzo di credibilità. Nel dossier della candidatura del 2019 ricorda Casanova che la pista da bob, slittino e skeleton avrebbe dovuto essere a Cortina ristrutturando la vecchia pista Monti chiusa nel 2008 per un susseguirsi di gravi incidenti e per gli insostenibili costi di gestione. Spesa prevista: 47 milioni di euro. “Poi i costi hanno cominciato a lievitare – spiega Casanova – prima a 61 milioni nel 2021, saliti nel 2022 a 85 milioni.

Fin qui, per zittire le proteste, Zaia proclamava che la pista se la pagavano i veneti. Per poi scoprire che il Governo Draghi, su pressioni di Zaia, il 26 settembre 2022 stanziava 85 milioni di euro per l’opera. Con il decreto del Governo Meloni dell’8 settembre 2023 i costi sono lievitati a 128 milioni complessivi, cinque dei quali già spesi per consulenze e demolizioni. Siamo ai giorni nostri. Zaia spinge per avere un progetto leggero da 81 milioni appaltato con affido diretto alla ditta Pizzarotti che ha 400 giorni per realizzarla. Ma il Cio insiste: le gare si devono svolgere solo su impianti già esistenti.

Quindi che potrebbe accadere? Secondo Casanova “qualora la pista venisse costruita è reale il rischio che non venga usata per l’evento olimpico. Siamo in presenza di un incubo – dice – un sistema decisionale che della trasparenza fa carta straccia”. In effetti avere impianti in disuso prima ancora delle olimpiadi sarebbe proprio da campioni.

Fonte:https://www.lanotiziagiornale.it/frana-olimpica-sul-bob-gia-dismessa-la-nuova-pista/

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draghetto
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Il Manifesto, Sabato 3 Febbraio 2024

Bob a Cortina, arriva la firma ma il tempo stringe

OLIMPIADI INVERNALI 2026. L’annuncio di Salvini e Abodi. Ma Giorgetti, «quasi pentito», mette in guardia: «C’è una data e se non siamo pronti per quella data finisce tutto»

Serena Tarabini

La vicenda della pista da bob di Cortina d’Ampezzo è un balletto di «sì, no, forse» che si alternano anche nel giro di un giorno. Ma il tempo passa e a due anni e 4 giorni dalla cerimonia di apertura di Milano -Cortina 2026, del nuovo impianto non c’è traccia.

L’ultimo «sì» è quello del governo che, per bocca di Matteo Salvini e del ministro per lo Sport Andrea Abodi, ha annunciato la firma dell’accordo per la realizzazione dei lavori tra Simico, la Spa di stato che gestisce le opere dei Giochi, e Pizzarotti srl, colosso parmense del settore costruzioni pubbliche, unica impresa ad aver risposto al bando pubblicato a fine dicembre, dopo che i due precedenti erano andati deserti.

L’ultimo «no», l’ennesimo, è del Cio. Il Comitato olimpico, questa volta attraverso un portavoce di Losanna, ha ribadito che per il numero di competizioni e di atleti bastano i centri già esistenti a livello globale e che un nuovo impianto fatto così velocemente è solo fonte di preoccupazioni. Di tempo ce n’è veramente poco: il cantiere dovrebbe aprirsi verso metà febbraio e concludersi i primi giorni di gennaio del 2026, un mese prima dell’inizio dei Giochi. Entro la metà di marzo del 2025 però, la struttura dovrà fare il primo collaudo, quello in cui si valuta sul campo con bob e slittini la pericolosità delle curve per apporre eventuali correzioni. Per fare un paragone, per le piste costruite da russi e cinesi, i più veloci al mondo in questo tipo di costruzioni, sono serviti 250 giorni in più.

Da qui discende il «forse» relativo all’uso che si farà della nuova pista da bob, slittino e skeleton: il Cio non può impedire che venga costruita ma al momento non ha parlato di quelle deroghe ai tempi di omologazione e realizzazione dei test di sicurezza che un occhio alla tabella di marcia renderebbe necessarie. Il senso di incertezza è alimentato dal governo stesso nella figura del ministro dell’Economia Giorgetti, che il giorno della firma incredibilmente ha dichiarato di «cominciare ad essere pentito per aver promosso l’evento» per poi correggersi definendo quanto detto una battuta e una buona notizia la conclusione dell’appalto. Ma aggiungendo: «Non è come qualsiasi altra opera in cui si dice ’vabbè c’è un ritardo, dispiace’ e finisce lì. Qui c’è una data e se non siamo pronti per quella data finisce tutto. Quindi è una responsabilità per il Paese».

Fa sorridere l’ingaggio da parte di Pizzarotti di 90 tecnici norvegesi, probabilmente avvezzi a lavorare tanto (si prospetta 7 giorni su 7), velocemente e al freddo.
Ora si attende la Fondazione Milano-Cortina 2026 che aveva subordinato il suo ok alla firma e che ha messo le mani avanti ricordando che scegliere Cortina comporta un extra budget per allestimenti non previsti ma necessari per le gare. I soldi in questo caso dovranno arrivare dalla Fondazione. Quindi l’incertezza incombe anche sui costi, che dai previsti 81,6 milioni potrebbero lievitare a 120.

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