L'alpinista altoatesino Karl Unterkircher è caduto in un crepaccio sul Nanga Parbat (8.125 m) in Pakistan. Lo ha comunicato il suo compagno di cordata, Simon Kehrer. Unterkircher è precipitato durante la scalata della parete Rakhiot. Le speranze di recuperare l'alpinista di 38 anni sono quasi nulle. "Il suo corpo è ricoperto di neve, difficile raggiungerlo", hanno detto i partecipanti alla scalata.
Walter Nones e Simon Kehrer hanno poi deciso di continuare la scalata. "Tornare a valle per la stessa via è impossibile", ha detto Herbert Mussner, il manager di Karl Unterkircher. "Alle 6 di questa mattina - ha detto Mussner - mi ha chiamato Simon dicendo che Karl era caduto in un crepaccio e che il suo corpo era coperto di neve". Vista l'impossibilità di recuperarlo con i mezzi a disposizione Nones e Kehrer hanno deciso di proseguire con la scalata".
"Sono le scariche di ghiaccio che mi fanno paura", aveva scritto pochi giorni fa Unterkircher in una email inviata via telefono satellitare dal campo base. "La cosa migliore per evitare veramente sgradevoli imprevisti, sarebbe rinunciare al progetto. Fin'ora però tutto è andato bene, mica ci tireremo indietro adesso?", aveva aggiunto.
Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer volevano aprire una via ancora inviolata sulla parete Rakhiot. Il Nanga Parbat (8.125 m) è considerata una montagna particolarmente difficile. Qui nel 1970 morì Guenther Messner durante una drammatica attraversata con il fratello Reinhold.
Unterkircher, che nel 2004 scalò Everest e K2 in una sola stagione, negli ultimi anni si è dedicato alle cime e alle pareti inviolate. Ha così scalato in prima assoluta il Mount Genyen (un seimila in Cina), lo Jasemba (un settemila in Nepal in compagnia di Hans Kammerlander) e la parete Nord del Gasherbrum 2.
Dio del cielo, Signore delle cime, un nostro amico hai chiesto alla montagna. Ma Ti preghiamo: Su nel paradiso, lascialo andare per le tue montagne.
Santa Maria, Signora della neve, copri col bianco, soffice mantello il nostro amico, il nostro fratello. Su nel paradiso, lascialo andare per le tue montagne.
io conosco personalmente solo Walter Nones... non bene, ma lo ocnosco per una persona serie e un professionista responsabile... e anche Karl Unterkircher mi sembra uno che affronta certi rischi con coscienza ed intelligenza
il fatto è che in quelle situazioni ed in quegli ambienti il rischio è sempre presente ed elevatissimo, indipendentemente dalla rpeparazione dell'alpinista e dalla prudenza... se va male va molto male
si parva licet, è come quando un discesista si butta a 140 kmh sotto il ponte della ferrovia a Wengen...
intanto penso a Kurt ma anche ai suoi compagni... non è facile essere il sopravvissuto
il rospo è diventato un principe... il brutto anatroccolo è diventato un cigno il bruco è diventato una farfalla... ma io quando'è che mi trasformo?!?
il rischi insito dell'alta montagna, che tutti quelli che la praticano conoscono e con cui convivono.
brunodalla da oggi 20/01/2010 tutti i miei interventi come moderatore saranno contrassegnati da questo colore CAMPIONE FANTAMONDIALE DH GARMISCH 2011 CAMPIONE FANTAOLIMPICO DH SOCHI 2014 CAMPIONE ASSOLUTO FANTASKI FEMMINILE 08-09
il problema è che i compagni sono ancora in parete, non potendo tornare indietro devono salire sopra quota 7000 mt per poi cercare di uscire dalla parete e poi ridiscendere per una via più sicura.
ho letto l'ultimo comunicato dal campo base,dopo la tragedia è angosciante.
Nonostante l’evidente pericolo anche Walter e Simon sono motivati e convinti di salire. Nella mia mente però, il fattore della responsabilità, mi procura ansia, pensando frequentemente a casa, ai miei cari. La cosa migliore onde evitare veramente sgradevoli imprevisti, sarebbe rinunciare al progetto. Qualche giorno prima di partire per questa spedizione, uscendo da un bar, sono inciampato in un vaso di fiori che faceva da bordo sulla strada statale. Mi sono rovesciato, avevo ai piedi solo i sandali e così ho sbattuto il ginocchio sull’asfalto, procurandomi un dolore allucinante. Mi sono rialzato ed ho continuato a camminare, zoppicavo dal dolore, però sentivo che il ginocchio era rimasto illeso. Probabilmente se passava una macchina in quell’istante, mi avrebbe sicuramente investito. Il barista, un mio caro amico, uscì di corsa chiedendomi se mi fossi fatto male, non avevo più fiato per parlare. Probabilmente avrà pensato: “vuole andare a fare i 8000 metri e non sta neanche in piedi a 1500 metri”. Il destino ha voluto che mi succedesse niente ed è per questo che sono adesso qui, qui sotto la parete Rakhiot. Fin’ora tutto è andato come da programma, mica ci tireremo indietro adesso? Domani al mattino saliamo alla morena, lo zaino sarà abbastanza pesantello, in più abbiamo gli sci da portare. Aspetteremo fino a quando sarà buio, perché di giorno fa troppo caldo. Se non è nuvolo, la luna sarà dalla nostra parte. Il seracco intermedio deve fare il “bravo” da 8 a 10 ore, non chiediamo poi tanto?! Sfrutteremo una costola nevosa fino sotto la fascia di rocce. Essa non dovrebbe creare problemi. Se poi nella giornata di martedì riusciamo a saltare sopra al “nostro” seracco intermedio allora saremo a cavallo del pilastro! Dopodiché toccherà a noi! A resistere alla fatica e a superare la parete con maestria. Una volta che avremo raggiunto il pianoro sommatale, punteremo la vetta. Abbiamo viveri e gas per sciogliere neve per almeno 5 giorni.…speriamo in bene! La discesa è prevista per la via di Hermann Buhl del ’53. Il nostro staff al campo base ci consiglia invece di scendere dalla via “normale”, per la parete Diamir. Chissà: “forse” gli ho detto, tutto dipenderà da tanti fattori. Inshallah!! ( Come Dio vorrà )
Un saluto affettuoso da Karl Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer
"...presto ti accorgerai com'è facile farsi un' inutile software di scienza e vedrai che confuso problema è adoprare la propria esperienza... "
"Siamo nati e un giorno moriremo. In mezzo c'è la vita. Io la chiamo il mistero, del quale nessuno di noi ha la chiave. Siamo nelle mani di Dio... e se ci chiama... dobbiamo andare. Sono cosciente che l'opinione pubblica non è del mio parere, poiché se veramente non dovessimo più ritornare, sarebbero in tanti a dire: "Cosa sono andati a cercare là? ... Ma chi glielo ha fatto fare?". Una sola cosa è certa, chi non vive la montagna, non lo saprà mai!". Karl Unterkircher, 28 Giugno 2008
Addio Karl, almeno te ne sei andato facendo quel che più ti piaceva...
esatto... mi spiace tanto... purtroppo quando si arrampica il rischio c' è ed è alto.... ma se una montagna chiama... chiama. mi spaice per la sua famiglia, ma pensiamo che Lui è in alto dove ha sempre amato essere. Addio Karl
punti gs 94.43 sl 195,.. PS: per puro c**o campionessa italiana di carving 07.... ora non più peccatoooo