La Coppa del Gobbo - VII - Parallelo e Sullivan
L'ultimo parallelo fatto in Coppa del Mondo si disputò sul ghiacciaio di Tignes, un bel po' di anni fa, con una formula che - per fortuna - non ebbe successo. La gara iniziava con una tracciatura di slalom gigante per poi finire come slalom. Un ibrido di confusione tecnica che rese soddisfatti solo i due vincitori, Josef Strobl e Leila Picard. Adesso, a Monaco, la Fis ci propone un parallelo di gigante nello stadio Olimpico dei Giochi estivi del 1972. Gara promozionale, con un mix di musica, sport e spettacolo, che avranno un sicuro successo... d'altronde questa è la formula che da molto tempo viene suggerita per ridare, allo sci alpino, l'interesse e la passione delle grandi masse. Ben venga dunque il parallelo, anzi ne vorremmo un numero maggiore, senza assegnare però punti di Coppa del Mondo! No, questo è sbagliato! Capisco che Hujara, (la gara è una sua creatura...un megapromo ai Mondiali di Garmisch), debba fare di tutto per stimolare la presenza dei più prestigiosi sciatori/trici...ma i punti rischiano di essere decisivi per l'assegnazione della Coppa del Mondo, e non è corretto che vengano distribuiti in una specialità - lo slalom parallelo - non prevista dal programma di Coppa del Mondo.
Sono ancora molto perplesso su come sia stato gestito il soccorso a Marco Sullivan, caduto nella seconda prova cronometrata della discesa di Bormio. Le immagini che ho dovuto raccontare in telecronaca diretta erano molto simili a quelle di Scott Macartney, altro atleta statunitense, caduto all'arrivo della Streif di Kitzbuhel! Perdita di conoscenza e corpo inanimato che scivola scomposto, le braccia che fluttuano senza opporre alcuna resistenza, il ghiaccio che graffia il viso, gli occhi spenti, il cervello che spara colpi terribili! Caro BrunoDalla, cosa accade in quegli attimi nella testa? Quali conseguenze immediate possono...oppure potrebbero esserci quando si perde conoscenza in seguito ad un impatto simile a quello di Sullivan? Lo chiedo al nostro esperto Bruno e lo chiedo anche alla FIS, ai dispositivi di sicurezza, ai protocolli che, sono certo, sono sempre più oggetto di adeguamenti alle casistiche! Sono d'accordo che i medici prontamente intervenuti NON avessero avuto la possibilità di vedere le immagini della caduta di Sullivan e la sua perdita di conoscenza, capisco che, di fronte all'assicurazione da parte dell'atleta che "tutto è passato","sto bene","posso scendere con gli sci" eccetera, un medico non possa far altro che adeguarsi, ma siamo sicuri che non sarebbe stato meglio intervenire con il classico toboga, immobilizzare il capo dell'atleta, intervenire con l'elicottero, portarlo a Sondalo per la TAC eccetera? I soccorsi non potevano vedere la caduta? Bene, allora creiamo una postazione permanente da dove i medici abbiano la possibilità di stabilire, con immediatezza, una prima tempistica di intervento, poi adattabile alla realtà con il controllo sul luogo dell'incidente! Scusate, ma quando ho visto Sullivan risalire sugli sci mi sono venuti i brividi, certo, in telecronaca adoperi le solite frasi fatte "bene, è un segnale che non c'è niente di rotto, che tutto è sotto controllo, eccetera..." ma ho avuto paura...
Buon cammino a tutti noi per un nuovo anno apportatore di salute e serenità!
(sabato 1 gennaio 2011)
Sono ancora molto perplesso su come sia stato gestito il soccorso a Marco Sullivan, caduto nella seconda prova cronometrata della discesa di Bormio. Le immagini che ho dovuto raccontare in telecronaca diretta erano molto simili a quelle di Scott Macartney, altro atleta statunitense, caduto all'arrivo della Streif di Kitzbuhel! Perdita di conoscenza e corpo inanimato che scivola scomposto, le braccia che fluttuano senza opporre alcuna resistenza, il ghiaccio che graffia il viso, gli occhi spenti, il cervello che spara colpi terribili! Caro BrunoDalla, cosa accade in quegli attimi nella testa? Quali conseguenze immediate possono...oppure potrebbero esserci quando si perde conoscenza in seguito ad un impatto simile a quello di Sullivan? Lo chiedo al nostro esperto Bruno e lo chiedo anche alla FIS, ai dispositivi di sicurezza, ai protocolli che, sono certo, sono sempre più oggetto di adeguamenti alle casistiche! Sono d'accordo che i medici prontamente intervenuti NON avessero avuto la possibilità di vedere le immagini della caduta di Sullivan e la sua perdita di conoscenza, capisco che, di fronte all'assicurazione da parte dell'atleta che "tutto è passato","sto bene","posso scendere con gli sci" eccetera, un medico non possa far altro che adeguarsi, ma siamo sicuri che non sarebbe stato meglio intervenire con il classico toboga, immobilizzare il capo dell'atleta, intervenire con l'elicottero, portarlo a Sondalo per la TAC eccetera? I soccorsi non potevano vedere la caduta? Bene, allora creiamo una postazione permanente da dove i medici abbiano la possibilità di stabilire, con immediatezza, una prima tempistica di intervento, poi adattabile alla realtà con il controllo sul luogo dell'incidente! Scusate, ma quando ho visto Sullivan risalire sugli sci mi sono venuti i brividi, certo, in telecronaca adoperi le solite frasi fatte "bene, è un segnale che non c'è niente di rotto, che tutto è sotto controllo, eccetera..." ma ho avuto paura...
Buon cammino a tutti noi per un nuovo anno apportatore di salute e serenità!
(sabato 1 gennaio 2011)