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 In futuro non avremo più piste da sci
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draghetto
Sono Azzurro di Sci




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Inserito il - 24 mar 2021 : 05:36:01   Permalink alla discussione Invia a draghetto un Messaggio Privato Aggiungi draghetto alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
IL Fatto Quotidiano

La neve si scioglie, in futuro non avremo più piste da sci: l’opportunità del Recovery

Con un aumento di temperatura di più di 4C° la percen­tuale degli impianti accessibili si riduce al 12%. Inoltre si stima che allo sci da discesa sono legati 400mila posti di lavoro, tra quelli diretti e quelli dell’indotto, e il fatturato è tra i 10 e 12 miliardi di euro

di Legambiente | 23 MARZO 2021

Nella gran parte delle nostre montagne è atteso, rispetto a ora, un aumento di temperatura tra i 2 e i 3°C per il 2050, ed entro fine secolo un ulteriore riscalda­mento che va dai 3 ai 7°C in funzione degli scenari di emissione di gas a ef­fetto serra considerati. È questo il ragionamento che fa da filo conduttore al dossier Nevediversa 2021 di Legambiente, che racconta conflitti, discordanze e preoccupazioni, ma anche buone pratiche e nuove speranze del turismo invernale in Italia. Imprescindibile ripensare l’offerta puntando sul turismo dolce invernale e la diversificazione degli investimenti. A parlar chiaro sono anche alcune premesse, numeriche e scientifiche, innanzitutto sul mutamento climatico. Le previsioni di sciabilità nei comprensori alpini descrivono una situa­zione piuttosto preoccupante su tutto l’arco alpino, con comprensori dove ne­gli scenari peggiori la pratica dello sci risulterebbe in estinzione a fine secolo. Emblematico il dato di sintesi Eurac che stigmatizza come con un aumento di temperatura di più di 4C° la percen­tuale degli impianti accessibili si riduce al 12%. Con il Recovery Fund e il Superbonus 110% anche in montagna circoleranno molte risorse e si apriranno rilevanti possibilità economiche per il mondo dell’imprenditoria, in un settore che ha particolarmente risentito della pandemia. Per l’associazione ambientalista sebbene attualmente le condizioni del turismo invernale siano drammatiche, la situazione che si è venuta a creare potrebbe costituire un’opportunità per un ripensamento complessivo dell’offerta, con strategie innovative che inneschino percorsi di rinaturalizzazione di ambienti fortemente artificializzati e recuperino un rapporto più equilibrato con l’ambiente.

“Con l’edizione 2021 di Nevediversa – dichiara Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente – vogliamo riportare l’attenzione sullo stato di salute dell’industria dello sci alpino e sugli ingenti costi ambientali e economici sostenuti per contrastare, secondo noi in modo sbagliato, gli effetti del cambiamento climatico, a cui si sommano gli effetti della stagnazione di un mercato maturo, con presenze in lieve, ma costante riduzione, sintomatiche di una crisi destinata a diventare irreversibile. Next Generation EU può rappresentare l’occasione giusta per attrezzare il Paese al cambiamento e affermare così un nuovo profilo anche nel mondo del turismo. Ma non con un’operazione di cosmesi sostenibile sull’esistente, piuttosto ridisegnando una strategia adeguata alle nuove domande di turismo e agli effetti sempre più pesanti dei cambiamenti climatici”.

La Linea di Affidabilità della Neve (LAN), cioè l’altitudine che garantisce spessore e durata sufficienti dell’innevamento stagionale, sta risalendo con un ritmo vertiginoso. Essa stabilisce che il normale svolgimento di una stagione sciistica è possibile se vi è una copertura nevosa garantita di almeno 30 cm, per minimo 100 giorni. Dagli studi condotti nelle regioni alpine europee si stima che la LAN potrebbe elevarsi di 150 m per ogni °C di aumento della temperatura: ciò significa che con un aumento di temperatura di 5 gradi ci sarà una risalita di 750m, passando dai 1500m di media stimati nel 2006 a come minimo 2250m di altitudine.

Allargando lo sguardo, il documento dell’IPCC “Relazione speciale sull’oceano e la criosfera in un clima che cambia”, prevede che alla fine del secolo (2081-2100), l’affidabilità della neve sarà insostenibile per la maggior parte stazioni sciistiche in Nord America, nelle Alpi e Pirenei europei, Scandinavia e Giappone, con alcune eccezioni ad alta quota o ad alte latitudini.

Tornando in Italia, si stima che allo sci da discesa siano legati 400mila posti di lavoro, tra quelli diretti e quelli dell’indotto e il fatturato è tra i 10 e 12 miliardi di euro. Cifre che danno l’idea della grave perdita economica e sociale subita nella stagione invernale 20-21, a causa della pandemia e della chiusura degli impianti. Ma va detto che la crisi non è di quest’anno. I costi legati alla necessità dell’innevamento programmato sono in crescita: si stima una spesa annua di 100 milioni di euro, per imbiancare tutte le piste italiane. Già nel 2012, in base allo studio realizzato da Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, delle 60 società partecipate che gestivano all’epoca gli impianti di risalita, la maggioranza era in perdita, per un buco totale di 16 milioni di euro. Sul fronte delle presenze turistiche, al di là delle difficoltà nelle valutazioni che si possono fare su un’annata anomala come quella che stiamo vivendo, si può osservare che il numero degli utenti delle piste (sci alpino, snowboard, freestyle) è pressoché stabile se non addirittura in leggero calo. Le previsioni Skipass 2020-21, prodotte a ottobre 2020 prima dell’inizio della seconda ondata di pandemia, segnalavano una flessione rispetto a 2019-20 dell’8,7% per lo sci alpino, dell’11,10% per lo snowboard mentre si osservava una crescita leggera per lo sci di fondo pari al 2,20%, e molto accentuata per le ciaspole con un 28, 90% in più, a conferma del trend degli ultimi anni.

“Le località sotto i 1.800 metri di quota – spiega Sebastiano Venneri, responsabile turismo di Legambiente – sono da destinare a nuove forme di turismo oltre lo sci da discesa e non c’è più motivo che vi siano mantenuti i contributi per lo sci alpino. Per le altre stazioni più in quota, gli investimenti dovrebbero essere indirizzati a un processo di diversificazione. Si dovrebbe costruire una proposta innovativa in grado di integrare la stagione invernale con pratiche soft che permettano di fruire del territorio anche se non c’è neve e con una maggior valorizzazione delle stagioni estive, autunnali e primaverili. Le destinazioni emarginate dallo sviluppo turistico di massa devono essere incentivate e sostenute negli investimenti verso strategie imprenditoriali totalmente innovative e di sistema”.


VICECAMPIONE DEL MONDO 2007 (1° nel Lazio)
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Chacun a une piste fétiche, un endroit où on se sent bien, Kitzbühel en fait partie.

balineuve
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Inserito il - 24 mar 2021 : 08:20:29   Permalink al post Invia a balineuve un Messaggio Privato Aggiungi balineuve alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
A parte il fatto che mi sembrano previsioni volte al caso peggiore e su un arco temporale troppo lungo per fare previsioni affidabili, mi sembra che quanto realizzato in Danimarca smentisca in pieno l'affermazione del "minimo 30 cm di fondo per 100 giorni" senza contare poi che oltre l'altitudine conta moltissimo l'esposizione del pendio.
Detto questo, ben vengano nuovi investimenti in montagna ma se fossero a scapito dello sci alpino sarebbe un suicidio.
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max fox
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Inserito il - 24 mar 2021 : 10:27:08   Permalink al post Invia a max fox un Messaggio Privato Aggiungi max fox alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
È un problema del quale ci si accorgerà quando ormai sarà troppo tardi... per ora si fanno tanti discorsi, ma per invertire la tendenza bisogna abbandonare lo stile di vita che abbiamo... cosa che a dopo oggi vedo molto improbabile
È pur vero che spesso non si tiene in considerazione che il clima può cambiare da solo per motivi atmosferici, non è solo l’uomo a modificarlo... senza voler tornare indietro di ere geologiche basta ricordare come tra 1600 e metà ‘800 facesse molto più freddo di adesso, poi lentamente il clima si è riscaldato non solo a causa delle attività umane... il disastro che ha compiuto l’uomo è stato quello di accelerare in modo innaturale questo riscaldamento, determinando problemi ambientali e di perdita di biodiversità
Questo per dire che le previsioni delle temperature nel 2050 o 2100 sono appunto previsioni... c’è senz’altro un margine di errore dovuto a cambiamenti naturali che ad oggi non è possibile prevedere, potrebbe essere poi non così tanto più caldo, oppure potrebbe esserlo anche molto di più

Modificato da - max fox in data 24 mar 2021 10:27:40
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quilodico
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Inserito il - 24 mar 2021 : 11:00:55   Permalink al post Invia a quilodico un Messaggio Privato Aggiungi quilodico alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
queste robe mi ricordano tanto i dibattiti che riempivano i giornali negli anni 70: "quando finirà il petrolio?"
una fila di espertoni pontificava su questo tema.

oggi il tema è quello del clima; già li vedo gli ambientalisti-catastrofisti pronti a inondare internet di foto di piste da sci a secco piene soltanto d'erba... ma anche quest'anno la devono saltare #nonnevicheràpiùlannoprossimo
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rebus
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Inserito il - 24 mar 2021 : 11:08:54   Permalink al post Invia a rebus un Messaggio Privato Aggiungi rebus alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Esattamente, i cambiamenti climatici naturali avvengono molto lentamente... l'umanità sta accelerando ed amplificando in maniera innaturale un processo che altrimenti avrebbe avuto molte meno conseguenze.

Per dire, dalla rivoluzione industriale ad oggi la percentuale di andidride carbonica nell'atmosfera è aumentata del 45% (e continua a farlo). Un aumento di queste proporzioni è totalmente innaturale e ne conosciamo molto bene le cause, il problema è che la natura non riesce a far fronte a questo aumento e ciò provoca fra le altre cose, oltre all'innalzamento della temperatura per l'effetto serra, l'acidificazione degli oceani che assorbono parte della CO2 andando ad alterare l'intero ecosistema.

Per non parlare del fatto che è dal 1970 che consumiamo più risorse naturali di quanto la terra riesca a produrne... cioè stiamo andando rapidamente ad intaccare le riserve naturali creatisi in ere geologiche. Non si può continuare così: la crescita infinita in un mondo limitato è impossibile, bisogna purtroppo metterselo in testa. Noi italiani a maggior ragione vivendo in un paese con una biodiversità enorme (messa fortemente a rischio dai cambiamenti in atto) ma scarsissimo di risorse.

Tutto questo a prescindere dalla questione dello sci, che forse non è il problema più importante.

Luigi

"Delle persone che amiamo ci basta l'esistenza" (N. Gómez Dávila)

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quilodico
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Inserito il - 24 mar 2021 : 11:11:12   Permalink al post Invia a quilodico un Messaggio Privato Aggiungi quilodico alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
draghetto ha scritto:


ciò significa che con un aumento di temperatura di 5 gradi ci sarà una risalita di 750m, passando dai 1500m di media stimati nel 2006 a come minimo 2250m di altitudine.



questa poi la vedo adesso... ma come si fa a scrivere certe robe?
se davvero avvenisse un aumento di temperatura di 5 gradi, l'ultimo MA PROPRIO ULTIMO dei problemi del mondo sarà il livello medio delle nevi per sciare! eddai!!

Modificato da - quilodico in data 24 mar 2021 11:13:05
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max fox
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Inserito il - 24 mar 2021 : 11:30:14   Permalink al post Invia a max fox un Messaggio Privato Aggiungi max fox alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
quilodico ha scritto:

queste robe mi ricordano tanto i dibattiti che riempivano i giornali negli anni 70: "quando finirà il petrolio?"
una fila di espertoni pontificava su questo tema.

oggi il tema è quello del clima; già li vedo gli ambientalisti-catastrofisti pronti a inondare internet di foto di piste da sci a secco piene soltanto d'erba... ma anche quest'anno la devono saltare #nonnevicheràpiùlannoprossimo



Non sono d'accordo... come dice Rebus consumiamo più di quanto la Terra possa rigenerare da troppo tempo, si comincerà a capire la gravità della cosa quando bisognerà rinunciare a tecnologie varie poiché finiranno le scorte di Terre rare ed altri minerali

Ricordo che ambientalista è una parola stravolta del proprio significato, come purtroppo spesso accade in questo ambito, come "ecologia" ad esempio... ambientalista è chi ha una laurea in scienze ambientali e conosce bene questi problemi, l'equiparazione con catastrofista non c'entra
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Inserito il - 24 mar 2021 : 11:34:14   Permalink al post Invia a balineuve un Messaggio Privato Aggiungi balineuve alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Infatti, già m'immagino Venezia da visitare solo in barca con i piani terra da visitare con la muta da sub ....
Sarei poi curioso di capire quanto l'aumento di CO2 in atmosfera sia causato da emissioni industriali, quanto da emissioni animali e quanto da deforestazione.
Per concludere quando si parla di consumo di risorse e di emissioni, bisognerebbe sempre essere precisi e specificare a quali risorse ed emissioni ci si riferisce, altrimenti qualunque affermazione diventa piuttosto aleatoria.
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Inserito il - 24 mar 2021 : 11:45:47   Permalink al post Invia a balineuve un Messaggio Privato Aggiungi balineuve alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
max fox ha scritto:

quilodico ha scritto:

queste robe mi ricordano tanto i dibattiti che riempivano i giornali negli anni 70: "quando finirà il petrolio?"
una fila di espertoni pontificava su questo tema.

oggi il tema è quello del clima; già li vedo gli ambientalisti-catastrofisti pronti a inondare internet di foto di piste da sci a secco piene soltanto d'erba... ma anche quest'anno la devono saltare #nonnevicheràpiùlannoprossimo



Non sono d'accordo... come dice Rebus consumiamo più di quanto la Terra possa rigenerare da troppo tempo, si comincerà a capire la gravità della cosa quando bisognerà rinunciare a tecnologie varie poiché finiranno le scorte di Terre rare ed altri minerali

Ricordo che ambientalista è una parola stravolta del proprio significato, come purtroppo spesso accade in questo ambito, come "ecologia" ad esempio... ambientalista è chi ha una laurea in scienze ambientali e conosce bene questi problemi, l'equiparazione con catastrofista non c'entra

Non sono un esperto ma il tema mi interessa, siamo un po' OT, ma chi lo è può fare un elenco delle risorse/cose che stiamo consumando per scopi tecnologici/industriali con la previsione di quando finiranno.
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quilodico
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Inserito il - 24 mar 2021 : 11:52:18   Permalink al post Invia a quilodico un Messaggio Privato Aggiungi quilodico alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
max fox ha scritto:

Ricordo che ambientalista è una parola stravolta del proprio significato, come purtroppo spesso accade in questo ambito, come "ecologia" ad esempio... ambientalista è chi ha una laurea in scienze ambientali e conosce bene questi problemi, l'equiparazione con catastrofista non c'entra


determinate categorie sono diventate appannaggio prevalente delle frange più esagitate ed estremiste. "ambientalista", così come "animalista" o altre ancora, hanno così acquisito quel sapore negativo che ormai le caratterizza.
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Inserito il - 24 mar 2021 : 12:25:13   Permalink al post Invia a rebus un Messaggio Privato Aggiungi rebus alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
balineuve ha scritto:
Sarei poi curioso di capire quanto l'aumento di CO2 in atmosfera sia causato da emissioni industriali, quanto da emissioni animali e quanto da deforestazione.


Sono tutte cause riconducibili all'uomo, in quanto non sono le emissioni degli animali allo stato brado quelle più impattanti.

balineuve ha scritto:
Per concludere quando si parla di consumo di risorse e di emissioni, bisognerebbe sempre essere precisi e specificare a quali risorse ed emissioni ci si riferisce, altrimenti qualunque affermazione diventa piuttosto aleatoria.


Nelle risorse ci sta dentro un po' tutto: i combustibili ovviamente, ma anche la superficie di terreno (non solo coltivato, ma anche le foreste, i pascoli, anche semplice terreno comunque in grado di assorbire acqua... un piazzale di cemento invece non è più una risorsa per il pianeta), la quantità di cibo (frutta, verdura, carne, pesce), l'acqua dolce, la biomassa, la biodiversità...

Il tema richiederebbe un'argomentazione più estesa ma anche tempo per farla e io non sono uno scienziato. Mi permetto di suggerire un testo fondamentale su questo argomento (datato, ma che ha avuto varie revisioni negli anni) è "I limiti dello sviluppo (The Limits to Growth)", studio commissionato cinquant'anni fa dal Club di Roma ma ancora considerato un punto di riferimento per le relazioni fra sviluppo tecnologico/economico e ambiente.

Luigi

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max fox
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Inserito il - 24 mar 2021 : 12:57:28   Permalink al post Invia a max fox un Messaggio Privato Aggiungi max fox alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
balineuve ha scritto:

max fox ha scritto:

Non sono d'accordo... come dice Rebus consumiamo più di quanto la Terra possa rigenerare da troppo tempo, si comincerà a capire la gravità della cosa quando bisognerà rinunciare a tecnologie varie poiché finiranno le scorte di Terre rare ed altri minerali

Ricordo che ambientalista è una parola stravolta del proprio significato, come purtroppo spesso accade in questo ambito, come "ecologia" ad esempio... ambientalista è chi ha una laurea in scienze ambientali e conosce bene questi problemi, l'equiparazione con catastrofista non c'entra

Non sono un esperto ma il tema mi interessa, siamo un po' OT, ma chi lo è può fare un elenco delle risorse/cose che stiamo consumando per scopi tecnologici/industriali con la previsione di quando finiranno.


Su argomenti industriali e risorse non ne so molto... il fatto è che per queste "nuove tecnologie green" meno inquinanti ci si avvarrà sempre più di questi elementi "Terre rare"... più che il loro esaurimento il problema è che la loro estrazione è a sua volta inquinante, quindi è un cane che si morde la coda


quilodico ha scritto:

determinate categorie sono diventate appannaggio prevalente delle frange più esagitate ed estremiste. "ambientalista", così come "animalista" o altre ancora, hanno così acquisito quel sapore negativo che ormai le caratterizza.



Si capisco di essere un pò pignolo su queste cose sono termini che sono stati inflazionati e purtroppo hanno assunto un significato diverso da quello che dovrebbero avere
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GioGenna



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Inserito il - 24 mar 2021 : 13:02:29   Permalink al post Invia a GioGenna un Messaggio Privato Aggiungi GioGenna alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Giudico giuste tutte le attenzioni a rispettare il pianeta, che tra l'altro prese nel modo corretto potrebbero migliorare la qualità di vita, e anche creare opportunità di lavoro diverse ma non per forza più povere.
Ma alcune posizioni catastrofiste, oppure che hanno come unico obiettivo riportare l'ambiente nelle condizioni in cui l'uomo non esisteva, aiutano poco a risolvere i problemi, ad esempio una volta ho sentito un "esperto" che criticava il consumo dell'acqua per fare la neve artificiale. Io non essendo particolarmente esperto ritengo che l'acqua non venga consumata facendo la neve, ma venga anzi conservata rendendo disponibile l'acqua nei periodi di scioglimento, dove potrebbe essere anche più utile.
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balineuve
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Inserito il - 24 mar 2021 : 13:39:16   Permalink al post Invia a balineuve un Messaggio Privato Aggiungi balineuve alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
Infatti come in economia esistono CAPEX ed OPEX, in natura esiste il concetto di trasformazione e in campo energetico quello di entropia.

Il concetto di consumo va analizzato sempre con attenzione alla trasformazione che ne consegue, altrimenti si fa come nella canzone dei Maneskin.

Significativo poi che si faccia riferimento ad uno studio cominciato 50 anni fa ..... che poi quando è stato terminato questo testo ??

Modificato da - balineuve in data 24 mar 2021 13:43:01
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rebus
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Inserito il - 24 mar 2021 : 14:18:21   Permalink al post Invia a rebus un Messaggio Privato Aggiungi rebus alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
balineuve ha scritto:
Significativo poi che si faccia riferimento ad uno studio cominciato 50 anni fa ..... che poi quando è stato terminato questo testo ??


Non ho capito questo appunto... il rapporto che ho citato (realizzato dal MIT, non da mio cugino) è stato pubblicato la prima volta nel 1972 e poi aggiornato nel 1992 e ancora nel 2004. Ho scritto io per primo che è un testo vecchio ma l'ho citato perché una delle prime prese di consapevolezza del problema e un testo fondamentale che viene letto e citato ancora oggi. Poi ci sono testi più recenti con dati più aggiornati, ma alla fine non dicono cose molto diverse.

Luigi

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quilodico
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Inserito il - 24 mar 2021 : 14:25:56   Permalink al post Invia a quilodico un Messaggio Privato Aggiungi quilodico alla tua lista di amici  Rispondi Quotando
GioGenna ha scritto:


Ma alcune posizioni catastrofiste, oppure che hanno come unico obiettivo riportare l'ambiente nelle condizioni in cui l'uomo non esisteva, aiutano poco a risolvere i problemi, ad esempio una volta ho sentito un "esperto" che criticava il consumo dell'acqua per fare la neve artificiale. Io non essendo particolarmente esperto ritengo che l'acqua non venga consumata facendo la neve, ma venga anzi conservata rendendo disponibile l'acqua nei periodi di scioglimento, dove potrebbe essere anche più utile.


ma infatti... continuano a criticare per il "consumo" di acqua per l'innevamento artificiale... come se a fine stagione venisse il fantasma formaggino a portarsi via tutta la neve prodotta...
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